Soranin
Soranin (ソラニン). Regia: Miki Takahiro; soggetto: da un manga di Asano Inio; sceneggiatura: Takahashi Izumi; fotografia: Kondō Ryutō; montaggio: Ueno Soichi; musica: Asian Kung Fu Generation: interpreti: Miyazaki Aoi, Kora Kengo, Kiritani Kenta, Kondo Yōichi, Ayumi Itō; produzione: Asmik Ace Entertainment; 3 aprile 2010; 126 minuti. Punteggio ★★★
PIA: critica 3,5/5 – pubblico 74/100
Se storia, personaggi e situazioni appartengono al mondo del visto, rivisto e stravisto del cinema giapponese di questi ultimi vent’anni (e anche più), Soranin riesce tuttavia a segnalarsi per un approccio onesto, giustamente amaro e poco lacrimevole, nonostante i rivolti melodrammatici, alla realtà del mondo giovanile contemporaneo. Ci sono le sacrosante aspirazioni di chi può ancora permettersi di sognare e c’è il duro scontro con la realtà, c’è la musica come espressione della propria alterità e il quotidiano che talvolta consola e altre dispera. Ma, soprattutto, ci sono alcuni momenti di buon cinema. Quando, su una barca presa a nolo, Taneda, lui, suggerisce inaspettatamente, a Meiko, lei, di por fine al loro rapporto, una folata di vento porta via il cappello del giovane, che, abbassando la testa, fa cadere in acqua gli occhiali; al che Meiko, in un istintivo gesto d’amore, si getta nel fiume per raccoglierli. Quando poi risale in barca, i due, abbracciandosi, finiscono di nuovo a mollo. Il tutto sotto lo sguardo attonito di un uomo che a riva li osserva perplesso. In questa riuscita e rapida successione di gesti e eventi c’è sia lo sguardo ironico verso il doppio suicidio d’amore (un topos della cultura classica giapponese, vedi, ad esempio, Gli amanti crocifissi di Mizoguchi), sia la prefigurazione del destino dello stesso Taneda. Ma, in primo luogo, c’è tutto lo sgomento della giovane Meiko, messa di fronte a qualcosa che non poteva immaginare e che di fatto non può che costringerla a precipitare. Altrettanto efficace la scena in cui Meiko, attraversando un affollato incrocio con la chitarra sulle spalle, vede venirle incontro un’altra ragazza, che altri non è che lei stessa, con indosso il tipico tailleur di una OL (Office Lady), quale Meiko era sino a poco tempo prima. Passato e presente si fondono alla perfezione in una serie di brevi immagini che mettono efficacemente a confronto le diverse possibilità della vita. Non c’è che da augurarsi che il giovane Miki Takahiro mantenga il suo ‘feroce candore’ e non finisca come altri con l’essere anestetizzato dalle orride logiche del cinema mainstream giapponese. [Genji]
Sito ufficiale: http://solanin-movie.jp/