Hero show
Hero show (ヒーローThe Hero Show). Regia: Izutsu Kazuyuki; soggetto e sceneggiatura: Izutsu Kazuyuki, Yoshida Yasuhirou, Habara Daisuke; interpreti: Fukutoku Shuusuke, Goto Junpei, Abe Ryouhei, 134′, 29 maggio 2010.
Punteggio ★★★
Mi è capitato di vedere Hero show di Izutsu Kazuyuki a pochi giorni di distanza da Kokuhaku (Confessions) di Nakashima Tetsuya. I due lavori non sono certo paragonabili ma entrambi trattano in qualche modo della gioventù giapponese contemporanea, sebbene appartenente a fasce di età e ambienti diversi.Nonostante Kokuhaku sia stilisticamente più bello da vedere, anche al di là dei grandi nomi che vi recitano, la visione di Hero show mi è rimasta dentro piu’ a lungo. C’è un lavoro sui personaggi, uno scavo ed uno sviluppo che ci dice molto di più di tanti studi sociologici sul Giappone contemporaneo, un ritratto che anche per chi abita in Giappone da parecchi anni come il sottoscritto, fa riflettere ed illumina per “verità”, e mi si passi l’impiego di un termine tanto banale. Il film è la storia di un gruppo di ragazzi senza un impiego preciso che, per sbarcare il lunario, impersonano nei vari pseudo-show domenicali fatti per bambini e famiglie, gli eroi di popolari telefilm stile Power Ranger e derivati. Succede però che le rivalità ed il gioco di vendetta fra due di questi, in uno schema che ben si conosce anche dalle nostre parti fatto di “chiamo mio fratello” “chiamo i miei amici”, si ingrandisca fino ad andare fuori controllo. La spirale di violenza è tanto più brutale e scarna in quanto rivela la pochezza interiore ed il sistema di valori che sostiene tutti i protagonisti. Quando le teste vengono spaccate è come se da vittima e carnefice fuoriuscissero il veleno e la meschinità che li anima e guida le loro vite. Alla fine ciò che persiste e che si staglia nella visione di Hero show è il pugno nello stomaco della pochezza morale ed etica di tutti i protagonisti, prodotto sì di una condizione sociale disastrata ma soprattutto di una incapacità di ribellarsi a questo stato delle cose. Il film riporta così le responsabilità anche al singolo individuo, il mantra, visto e stravisto in moltissimo cinema e letteratura, di un Giappone che ha rovinato i suoi figli mostra le sue corde, è tempo che le soggettività comincino a darsi da fare e facciano le proprie scelte. Peccato per il finale un po` banale e melenso quando uno dei due protagonisti ritorna nel paese natale al chiosco dei genitori con il monte Fuji sullo sfondo, anche se potrebbe essere interpretato forse come il consiglio di vivere la propria vita in maniera semplice magari anche nella banalità del tran tran quotidiano. Al contrario del titolo, questo lavoro di Izutsu è quasi anti-spettacolare, niente effetti speciali ma molta carne al fuoco su cui riflettere. Da lodare il lavoro fatto dal regista con/sugli attori, specialmente con i protagonisti Fukutoku Shuusuke e Goto Junpei, affermati comici televisivi (il duo Jarujaru) che nel film riescono in modo più che convincente a trasformarsi completamente, un’ immersione nei personaggi che merita davvero un plauso. Una menzione speciale va inoltre alla prestazione magistrale di Abe Ryouhei (gia’ visto in Crows Zero) nel ruolo di Onimaru, il più malvagio di tutti, prestazione tutta fisica, di sguardi, ghigni e che vede nella violenza l’unico modo di realizzazione, in qualche modo la morale triste del film. [MB]
Sono curioso di vedere sia Hero Show che Kokuhaku, tantopiù che quest'ultimo è candidato all'Oscar per il miglior film straniero
Kokuhaku puo` piacere molto, ma puo` anche deludere…una bella confezione…ma potrei sbagliarmi….quando lo vidi la prima volta uscii dal cinema frizzante…ma le bollicine passano….