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SONATINE CLASSICS

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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Otouto (About Her Brother)

250px-ototo_poster-2283004Otouto (おとうと, Younger Brother, aka About Her Brother). Regia: Yamada Youji; soggetto: Yamada Youji; sceneggiatura: Hiramatsu Emiko; interpreti: Shoufukutei Tsurube, Yoshinaga Sayuri, Aoi Yuu. 126′, 30 gennaio 2010. Punteggio ★★★1/2
PIA: Commenti 3,5/5    All’uscita delle sale: 68/100
Links: Sito ufficiale  /  Japan Times (Mark Schilling)  Nishikata Film Review  /  My Movies (Giancarlo Zappoli)

Di solito si usa la frase cinema dei buoni sentimentiper indicare un film dai propositi magari anche nobili ma un po retorico, poco incisivo, talvolta bolso. Come dire, un tipo di film non impegnato.  Yamada Youji fa cinema dei buoni sentimenti ma senza virgolette. I suoi film sui sentimenti umani non sono retorici (almeno i più recenti) ma incisivi e toccanti.
Otouto (il fratello minore) non è un remake dell’omonimo ma più critico, stupendo, film di Ichikawa Kon del 1961 che ottenne un riconoscimento a Cannes e molti premi in Giappone ma, come Yamada stesso indica nei titoli di coda, è semplicemente ispirato a esso per il tema, quello del rapporto fra una sorella maggiore e un fratello minore “pecora nera” della famiglia. E’ una storia normale di persone normali. Una matura vedova vive con la vecchia madre e una figlia in età da marito. Il fratello minore della donna è una figura scomoda, un cantante fallito che campa di espedienti e si caccia spesso nei guai per il vizio del bere. La sua partecipazione al matrimonio della ragazza, paventata dai parenti, è uno di questi casi, con conseguente indignazione e rabbia della famiglia. Nonostante episodi come questo o altri simili, come quando lascia da pagare un debito e sparisce, la sorella maggiore continua per tutta la vita, con affetto sincero e stoicità, a volergli bene e a cercare di aiutarlo. Quando, nonostante tutti i pasticci creati e i rapporti famigliari rovinati, lui verrà ricoverato malato terminale in ospedale, sarà ancora una volta lei ad accorrere al suo capezzale. La scena in cui – in omaggio al film di Ichikawa – lei lo veglia con il polso legato al suo per svegliarsi in caso di difficoltà è straziante. 
Attraverso l’interazione con questa pecora nera viene tratteggiato con tocchi delicati il microcosmo famigliare di tre generazioni di donne, che mette in evidenza alcuni grandi temi dei film di Yamada e del cinema giapponese tradizionale: il vivere con decoro nonostante le avversità, il sacrificio come unica risorsa certa, le relazioni difficili ma fondamentali tra famigliari, il progressivo irrompere della modernità in un mondo non preparato ad affrontarne i lati negativi. La breve scena in cui il genero medico racconta alla suocera perché, a causa del lavoro, ‘non ha tempo’ per parlare con la moglie è significativa. Sullo sfondo, quasi una citazione inversa di Ozu, compare spesso non la Tokyo Tower ma la Tsutenkaku Tower, simbolo di Osaka e della buona sorte (la torre contiene la statua della deità nippo-americana Billiken, emblema della buona sorte).  
Non c’è nulla di troppo in Otouto, non ci sono eccessi di recitazione, gigionismi, musiche lacrimose, azioni esagitate. C’è solo ciò che occorre per comunicare le difficoltà del vivere. Un film fatto di tutto e di niente, appartenente a quel cinema della semplicità che è grande cinema. Invecchiando, Yamada ha saputo asciugare una certa tendenza allo strappalacrime presente in alcuni suoi precedenti, peraltro grandi, film.
Yoshinaga Sayuri inossidabile e professionale, Shoufukutei Tsurube, come già in Dear Doctor, bravissimo, Aoi Yuu sempre meno bambolina e sempre più attrice a tutto tondo. [FP]
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