Zatoichi The Last
Zatoichi THE LAST (座頭市 THE LAST). Regia: Sakamoto Junji; soggetto: liberamente ispirato al romanzo di Shimozawa Kan; sceneggiatura: Nakazawa Toshiaki; fotografia: Kasamatsu Norimichi; produttore: Nakazawa Toshiaki; interpreti: Katori Shingo, Ishihara Satomi, Baisho Chieko, Terajima Susumu, Sorimachi Takashi, Nakadai Tatsuya; durata: 132′. 29 maggio 2010.
Link: Sito ufficiale Japan Times (Mark Schilling)
Il genere jidaigeki non mi appassiona particolarmente ma, al pari del western per gli americani, non se ne può trascurare l’esistenza nella costruzione e comprensione dell’immaginario nazionale giapponese. Sebbene sia un genere storicamente datato e tutto sommato concluso, ogni tanto si assiste ancora a qualche guizzo. L’ultima reviviscenza era stato qualche anno fa il gruppo di titoli, originato e composto soprattutto dalla trilogia del samurai di Yamada Youji, incentrati su figure realistiche di samurai dal volto umano, più lavoratori, mariti e padri che smargiassi eroi della spada. Anche nel caso specifico di Zatoichi, eroe popolare cantato per decenni al cinema e in televisione, film, ci sono stati casi recenti di rivisitazione, primo su tutti quello di Kitano e non ultimo quello di Sori Fumihiko, grazie soprattutto, in quest’ultimo caso, alla presenza della bellissima Ayase Haruka.
Fare oggi un jidaigeki è quindi una sfida, posto che si abbiano intenzioni serie e non solo marchettare. Sakamoto Junji sembra aver ragionato abbastanza in questi termini e il film che ne risulta ha una sua dignitosità, sebbene risulti non particolarmente appassionante. La trovata narrativa è che questo Zatoichi è proprio l'”ultimo”, nel senso che il film ne racconta la morte dopo avercelo mostrato sposato e acquietato. Nel corso di quello che secondo le sue intenzioni vorrebbe essere l’ultimo duello, lo spadaccino cieco esce vittorioso ma un ultimo nemico lo attacca a tradimento; la moglie si frappone tra lui e la spada assassina e muore al suo posto. Distrutto nel corpo e nello spirito, torna al natio paese di pescatori e inizia una vita umile presso la famiglia di un vecchio amico. Ma nel paese imperversa una lotta sorda fatta di violenze, soprusi, assassinii da parte dei bravi del signorotto locale, finché Zatoichi riprenderà in mano la spada nascosta nel bastone da cieco, ancora una volta, l’ultima, in tutti i sensi.
Sono tanti i richiami a film precedenti, a partire da Youjinbou e dalla sua versione “copiata” Per un pugno di dollari, ma più di tutti Sakamoto sembra aver tenuto conto dello spirito dei film di Yamada sopra citati. Maggior realismo e meno eroismo da fumetto, più umanità e meno marzialità. Sakamoto aggiunge un tocco di personale creatività spingendosi più avanti nelle ambientazioni realistiche, laddove dalle catapecchie dei pescatori alla dimora del signorotto le dotazioni delle case, gli strumenti di lavoro, gli abiti e le tonalità cromatiche sembrano presi da scene di vita quotidiana. L’altro merito registico è il paesaggio, ripreso sempre con cura al punto da renderlo vivo, quasi come uno dei protagonisti. L’idea di ambientare molte scene sotto e nella neve è di notevole efficacia.
Sebbene in questi anni imperversi la tendenza a far impersonare ruoli da protagonista a bellocci divetti della canzone, Katori Shingo (SMAP) è effettivamente bravo nella parte e conferma un talento recitativo al di là del fatto di essere una star musicale e televisiva. [FP]
Ciao Franco, sono Luca, dalla tua recensione mi hai invogliato a vederlo. Avendo poi visto lo Zatoichi di Kitano Takeshi che personalmente ritengo un po' troppo in stile "Musical" americano, sono curioso di come sarà quest'ultima versione!
Ciao Luca, grazie del commento. Sì, questo Zatoichi è più realistico di quello di Kitano, c'è molta attenzione per la ricostruzione delle scene, penso che ti piacerà.