Beck
Beck (Beck). Regia: Tsutsumi Yukihiko; soggetto: dal manga di Sakuishi Harold; sceneggiatura: Ooishi Tetsuya; interpreti: Mizushima Hiro, Satō Takeru, Kiritai Kenta, Kutsuna Shiori, Mukai Osamu, Nakamura Aoi, Matsushita Yuki; durata: 145′; prima: 4 settembre 2010.
PIA: Commenti: 3,5/5 All’uscita delle sale: 69/100
Links: Sito ufficiale – Mark Schilling (Japan Times)
Punteggio ★★
Fra i vari film sulla musica rock usciti nel 2010 (Soranin, Bandage, Shikizoku generation, fra gli altri, e ancor prima, Fish Story), Beck è quello più commerciale e meno creativo. Dopo aver firmato la trilogia 20-seiki shōnen (Twentieth Century Boys), Tsutsumi Yukihiko ha avuto la disponibilità di un notevole budget per questo film, ma pare che i capitali non siano bastati per fare qualcosa di buono.
E’ la (solita) storia di un gruppo di cinque ragazzi che formano un complesso rock partendo dal nulla attraverso gli incroci del destino. In particolare, uno di loro, Koyuki, non è neppure un musicista ma un liceale che, oppresso dalle prevaricazioni dei bulli della scuola e attratto dal talento chitarristico di Ryusuke (il futuro leader del gruppo), si avvicina per caso alla musica e scopre di avere una voce celestiale che seduce le folle. Grazie anche e soprattutto a questa dote, il gruppo arriverà altrettanto spontaneamente al successo. Molti ostacoli vengono sparsi sulla loro strada: partendo da (noiosi) conflitti interni al gruppo, passando per le cattiverie dei produttori discografici, si arriva persino alla mafia nera americana sbarcata in Giappone per vendicare il furto di una mitica chitarra subito in passato. Per fortuna alla fine tutto si ricompone nella magica atmosfera di un grande concerto live sotto la pioggia.
Molta musica, talvolta gradevole, e una storiellina d’amore adolescenziale fra Koyuki e la sorella di Ryusuke a fare da contorno, non sono sufficienti per dare emozioni. Il grande neo del film è però il fatto che proprio l’elemento “magico” e cioè la voce di Koyuki che incanta gli ascoltatori al punto da dar loro la sensazione che il mondo si fermi, non venga mai fatta sentire: ogni volta che lui canta, si vede solo e non si sente. Una scelta registica francamente discutibile, tantopiù in un film che non brilla certo per originalità.
PS. “Beck” non c’entra nulla con il cantante americano originario della California che ha avuto un certo successo negli anni ’90 e ancor meno con il mitico Jeff Beck degli Yardbirds, ma all’interno del film è semplicemente il nome di un cane da cui prende il nome il complesso musicale.[FP]
Visto al mercato di Cannes un anno fa, in una sala "minore". E in effetti la visione è passata senza lasciare traccia.