Fuyu no kemono (Love Addiction)
Fuyu no kemono (ふゆの獣、Love Addiction). Regia e montaggio: Uchida Nobuteru. Sceneggiatura: Uchida Nobuteru, Kato Megumi, Sato Hiroyuki, Takakaki Kosuke, Maekawa Momoko. Fotografia: Uchida Nobuteru, Saito Aya. Interpreti: Kato Megumi, Sato Hiroyuki, Takakaki Kosuke, Maekawa Momoko. Produzione: Saito Aya, Kobo Eizo, NOBU. Durata: 92’; 2010; DVD Cam. 1.85. Colore – 41th International Rotterdam Film Festival
Punteggio ★★★
Vincitore dell’ultima edizione del Tokyo Film-eX, e presentato in concorso al Festival di Rotterdam del febbraio scorso, Fuyu no kemono (Love Addiction) è diretto dal giovane Uchida Nobuteru che dopo un documentario e un cortometraggio, ha realizzato Kazaana (2007), vincitore del premio speciale della giuria al Pia Film Festival e presentato poi al Vancouver International Film Festival. Girato anch’esso come un documentario, tutto con la macchina a spalla, e sempre a ridosso dei suoi personaggi, una pratica invero oggi molto diffusa nel cinema indipendente e che si va sempre più diffondendo anche in quello mainstream, Fuyu no kemono è frutto di una sceneggiatura collettiva, cui insieme allo stesso Uchida, hanno partecipato anche i quattro (unici) interpeti di un film che è quanto di più vicino ad un quartetto musicale possa esistere al cinema. Realizzato attraverso un montaggio assai spezzettato e non cronologico, che passa senza soluzione di continuità, e frequenti andirivieni, a differenti situazioni che si collocano in tempi e spazi diversi, il film si concentra sulle vicissitudini sentimentali di quattro ventenni, Yukako, Shige, Noboru e Saeko. Colei intorno cui il film maggiormente si focalizza è Yukako, una donna fragile e determinata, che scopre – in una scena carica di suspense – che il suo fidanzato, Shige, la tradisce, con Saeko, la quale, a sua volta, è corteggiata da Noboru. Nella forma spezzettata cui ho già fatto cenno, il film procede per capitoli, dedicati a diversi incontri a due, sino a che, nella parte finale, tutti e quattro i protagonisti si ritrovano per un’inevitabile resa dei conti. L’epilogo della storia accenna a una possibile riconciliazione, che resta tuttavia solo una possibilità. Film sui travagli dell’amore – come lo ha definito lo stesso Uchida – Fuyu no kemono si impone per la sua freschezza, per la sua capacità di trattare in modo mai banale la complessa gamma dei sentimenti in gioco, per un efficace equilibrio tra humor (si vedano i continui battibecchi sulle chiavi dell’appartamento del partner che a turno Yukako e Shige si vogliono restituire) e dramma (nel momento in cui, con un coltello, Noboru, che nel frattempo si è innamorato di Yukako, minaccia Shige), e per una davvero convincente prova d’attori. In particolare va segnalata la performance di Kato Megumi (nei panni di Yukako), che riesce davvero bene a esprimere quel tipico comportamento, in cui i giapponesi eccellono, che prende il nome di tatemae: l’atteggiamento di facciata, in cui i veri sentimenti (honne) vengono nascosti, per rispondere a quelli che sono gli obblighi imposti dalle circostanze. Ciò è esplicito nella lunga, e già citata, scena iniziale del film, in cui Yukako cela il suo vero sentire, fingendosi cordiale e gentile col fidanzato, mentre rinviene, ad uno ad uno, i sempre più evidenti segni del suo tradimento. [DT-Genji]