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SONATINE CLASSICS

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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Gosurori shokeinin (Gothic & Lolita Psycho)

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Gosurori shokeinin (ゴスロリ処刑人, Gothic & Lolita Psycho). Regia, montaggio: Ohara Gō; sceneggiatura: Kuroki Hisakatsu; coreografia delle scene d’azione: Iwamoto Jun’ya; effetti speciali; Kazuno Tsuyoshi; interpreti: Akiyama Rina, Yanagi Yūrei, Momose Misaki, Tsukui Minami, Aoyagi Ruito; durata: 88′; prima: 4 ottobre 2010.
Link: Sito ufficialeTrailer (Youtube) – Hollywood Reporter (Tokyo Film Festival)
PIA: Commenti: 3/5  All’uscita delle sale: 63/100
Punteggio ★★★★   

Per quanto l’immaginario di riferimento spazi dal rococò francese all’Inghilterra vittoriana, quello delle “Gothic & Lolita” è un fenomeno di nicchia di origine squisitamente giapponese che, per quanto bizzarro, nell’arco di una decina d’anni si è ritagliato uno spazio non indifferente all’interno della cultura popolare nipponica. Nel mondo dei manga e degli anime, la ragazzina introversa che passeggia per le vie di Harajuku vestita come una bambolina di porcellana (o in alternativa, come una governante d’altri tempi) rielaborata secondo un immaginario dark alla Tim Burton, acconciata con boccoli posticci e vestita di pizzi, cappelli, ombrellini e, per contrasto, di aggressivi stivali di pelle muniti di pesanti zeppe, ha ormai raggiunto lo status di archetipo consolidato che quasi immancabilmente fa la sua comparsa in opere disparate indirizzate a un pubblico non necessariamente di nicchia.
Nel caso specifico di Gothic & Lolita Psycho, che sin dal titolo esibisce i propri legami con questa particolare sottocultura, la nostra eroina merlettata si porta dietro tutto un immaginario “esotico” di stampo cristiano, con crocifissi, preti, candelabri e relative derive esoteriche (e quindi pentacoli, demoni cornuti, tarocchi, eccetera). Il tutto inserito però in una cornice che richiama il più classico dei film di vendetta giapponesi al femminile in stile Lady Snowblood, con concessioni e cliché che vanno dal film yakuza al fantastico, passando però per lo shonen manga, il gore più efferato e autocompiaciuto e, addirittura, per le acrobazie del wuxiapian. Con simili premesse, risulta chiaro che questo film vada visto lasciandosi alle spalle qualsiasi pretesa di verosimiglianza, e che pertanto quest’ultima non possa essere presa a metro di giudizio dell’opera.
Premesso ciò, il film offre ben poco in termini sia di divertimento che di originalità. L’intreccio è praticamente inesistente e serve solo da collante tra i vari combattimenti che si susseguono a distanza fin troppo ravvicinata. Del resto è un bene, perché gli inframezzi sono noiosi, ripetitivi, televisivi, palesemente inutili. La recitazione è ugualmente mediocre, mentre l’umorismo è di infimo livello (qualche scoreggia e il classico fischio come commento sonoro in chiave comica del volo effettuato dalle teste mozzate, tanto per capirsi). L’autore sembra unicamente interessato a esibire un po’ di gadget, qualche fontanella di sangue e una manciata di particolari innocuamente raccapriccianti. Il resto è un susseguirsi di cliché (ma perché ogni santa volta che si vuole ringiovanire un personaggio femminile le si appioppano due codini, poi?) e di duelli all’ultimo sangue tra la protagonista Yuki, dallo sguardo immutabilmente torvo, e svariati stereotipi culturali: Yuki vs professore maniaco; Yuki vs banda di motociclisti incapaci; Yuki vs ciccione vigliacco; Yuki vs perfida e oca kogyaru; Yuki vs damerino megalomane. Si salvano in parte, nella loro stupidità, il balletto dei motociclisti e la
kogyaru che combatte conversando al cellulare. [Giacomo Calorio]
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