Tōkyōjima
Tōkyōjima (東京島, Tokyo Island). Regia: Shinozaki Makoto; soggetto: dal romanzo di Kirino Natsuo; sceneggiatura: Aizawa Tomoko; interpreti: Kimura Tae, Tsurumi Shingo, Yamaguchi Ryuto, Kubozuka Yosuke, Tei Ryushin; durata: 129′; prima: 28 agosto 2010.
Link: Sito ufficiale – Mark Schilling (Japan Times) – Nicholas Vroman (a page of madness)
PIA: Commenti: 2,5/5 All’uscita delle sale: 53/100
Punteggio ★1/2
Questo film ha una lunga storia dietro di sé e forse vale la pena di raccontarla perché tutto sommato è più interessante del film stesso (la ricostruzione della vicenda è merito soprattutto di Mark Schilling, in un articolo sul Japan Times e in una intervista correlata a Maeda Michiko).
Alla fine della seconda guerra mondiale Higa Kazuko, una donna di Okinawa viveva con il marito sull’isola desertica di Anatahan, nel gruppo delle Marianne. In seguito all’affondamento di una nave giapponese, una trentina di naufraghi approdarono sull’isola. Finita la guerra, gli uomini non accettarono la sconfitta e il conseguente ritorno in patria e continuarono a vivere sull’isola. Nel corso di circa sei anni, la donna, come una sorta di ape regina, sopravvisse eleggendo di volta in volta uno degli uomini come suo compagno, mentre i contendenti lottavano fra di loro talvolta a costo della vita (si parla di sei vittime più il marito). Nel 1950, finalmente, la donna riuscì a fuggire su una nave americana. Un anno dopo, diciannove superstiti lasciarono definitivamente l’isola. Divenuta nota, la vicenda fece scalpore: la rivista americana Life le dedicò un lungo articolo nel luglio del 1951 e nel 1953 uscì un romanzo di Maruyama Michirō ispirato ai fatti dell’isola che venne subito tradotto negli Stati Uniti.
L’articolo di Life destò la curiosità di Josef von Sternberg che ne fece un film basato sul romanzo e che venne intitolato Anatahan. Finanziato da due produttori giapponesi e girato in studio a Kyōto con attori giapponesi, il film fu un fiasco clamoroso sia in Giappone che in America e, al pari del suo regista, assunse nel tempo un’aura da film “maledetto”. Ancora oggi è difficile da vedere: l’unica edizione in dvd è una versione francese “non autorizzata” e tagliata di alcune scene di nudo.
Nonostante l’insuccesso, la storia continuava a essere intrigante e nel 1956 Shimura Toshio realizzò per la Shintoho Onna shinjū ō no fukushū (Revenge of the Pearl Queen), un thriller ispirato alla vicenda e interpretato dalla conturbante Maeda Michiko, che con quel film passò alla storia per il primo nudo integrale del cinema giapponese.
Nel 2009 Kirino Natsuo ha ripreso ancora una volta il tema ricreando la vicenda a modo suo in un’isola immaginaria chiamata Tokyo e ora Shinozaki Makoto ha portato il romanzo sullo schermo. Non ho ancora letto il romanzo della Kirino ma l’approccio scelto da Shinozaki è quello della commedia nera, con qualche puntata nel grottesco e molti scivolamenti nel banale. Si potrebbe forse rilevare come il baricentro della narrazione si sposti, rispetto ai film precedenti su questa vicenda, dalla battaglia sessuale alla miseria dei difetti umani, ma resta il fatto che il film non è per niente riuscito e si trascina stancamente fino alla fine senza riuscire a essere coinvolgente. Un’occasione sprecata.
Kimura Tae è brava a reggere la parte ma paradossalmente era più affascinante nella parte della donna depressa di Gururi no koto (All Around Us). [Franco Picollo]