Sweet little lies
Sweet little lies (スイートリトルライズ, Sweet Little Lies). Regia: Yazaki Hitoshi; soggetto: dal romanzo di Ekuni Kaori; sceneggiatura: Inukai Kyōko; interpreti: Natakani Miki, Omori Nao, Ikewaki Chizuru, Kobayashi Jūichi, Andō Sakura; durata: 117′; prima: 13 marzo 2010.
Link: Sito ufficiale – Mark Schilling (Japan Times) – M. Douglas (iSugoi.com)
PIA: Commenti: 3/5 All’uscita delle sale: 64/100
Punteggio ★★★
Una coppia di trentenni. Satoshi, salariman, Ruriko, creatrice di teddy bear. Una vita lineare, immobile. Sposati da tre anni, non hanno mai litigato, non fanno l’amore da due. Lui passa il tempo libero chiusa nella sua stanza a fare videogiochi, lei lo chiama con il cellulare quando è pronta la cena e intanto accarezza vagamente l’idea di cucinare un pasto avvelenato con cui morire insieme. Passeggiando insieme in uno dei rari momenti in cui lui non lavora e non gioca, lei gli racconta che ha visto un film in cui vi sono due rose, una rossa e una bianca. Quella rossa è la passione, quella bianca è la verità: per la salute di una coppia occorrono entrambe. Un giorno, a una mostra dei suoi teddy bear Ruriko conosce un uomo che cerca disperatamente un orsetto desiderato dalla sua compagna e lei glielo regala. Si rivedono, diventano amanti. Lei è scossa, chiede al marito se pensa che lei sia passionale e lui, addormentandosi, le risponde di no. Chiede al marito di abbracciarla e lui le cinge la vita senza far toccare i loro corpi. Satoshi va a un ritrovo di compagni di scuola e incontra una ragazza più giovane di lui (Ikewaki Chisuru). Lei lo corteggia e lo trascina lentamente in una relazione, lui accetta con espressione di stupore e quasi controvoglia. Ruriko e Satoshi trovano la passione fuori della coppia e perdono la verità nella coppia. Ma in questo modo vanno avanti e quando la passione chiederà loro troppo, il legame matrimoniale, grazie alle “piccole dolci bugie” si dimostrerà l’unica difesa contro la solitudine assoluta.
Volutamente meno vivace e coinvolgente del notevole Strawberry short cakes firmato dallo stesso Yazaki nel 2006, è un ritratto della solitudine algido e rarefatto nei colori, nei dialoghi e nel ritmo. Come dice a Ruriko una vecchia vicina di casa, si è sempre soli, anche quando si è in coppia. Sotto la superificie, corre un tema caro a Yazaki e alla tradizione giapponese e cioè il binomio amore-morte, visto sia nella dimensione del suicidio di coppia sia in quella della perdita di un essere amato. Yazaki, che nel 1991 aveva colpito con Sangatsu no lion, si conferma autore attento agli aspetti meno visibili e superficiali delle dinamiche sentimentali della società giapponese contemporanea, rappresentate con un approccio e uno stile al di fuori dagli schemi melodrammatici tipici della maggior parte delle commedie sentimentali giapponesi.
Ikewaki Chisuru nell’inedito ruolo dell’amante e Omori Nao nella parte dell’ottuso marito fanno un buon lavoro ma la riuscita del film si deve soprattutto alla notevole prestazione di Nakatani Miki, i cui sguardi silenti e la cui immagine pacatamente livida e dolorosamente sensuale sono difficili da dimenticare. [Franco Picollo]