Ushiro kara mae kara
Ushiro kara mae kara (後ろから前から, From the Back or From the Front, a.k.a. Any and Every Which Way). Regia e sceneggiatura: Matsumoto Shōichirō; interpreti: Miyauchi Tomomi, Kotono, Kinoshita Hōka, Machida Shion; durata: 75′; prima: 27 febbraio 2010.
Link: Mark Schilling (Japan Times) – The Tokyo Reporter
PIA: Commenti: 2,5/5 All’uscita delle sale: 53/100
Punteggio ★★★★★
All’inizio degli anni ’70 la Nikkatsu si salvò dalla bancarotta puntando tutto sul soft porno. L’operazione riuscì benissimo, al punto che nacque un genere specifico: il Nikkatsu roman porno (contrazione di “romantic pornographique”). In poco meno di vent’anni vennero realizzati più di 1000 film roman porno, molti entrati nelle classifiche dei successi annuali e alcuni firmati da registi poi affermatisi come autori tout court al di fuori del genere.
Non so se attualmente la Nikkatsu sia di nuovo sull’orlo della bancarotta o se esistano altre ragioni non note. Fatto sta che nel 2010 ha proposto formalmente un rilancio del roman porno. Con lo slogan “It’s not a remake, it’s a return!”, il tentativo di rilancio è consistito in due film: Danchizuma e quello qua recensito, che riprende un film dallo stesso titolo prodotto nel 1980 dalla Nikkatsu e che all’epoca fu considerato uno dei più scandalosi del genere.
Difficile trovare cosa dire. La regola resta quella originaria della casa: una scena erotica ogni dieci minuti (e anche meno); per il resto ampia libertà al regista. Peccato però che l’attore Matsumoto Shōichirō, passato (ahimè) alla regia per l’occasione, non sia in grado di usare tale libertà. Il film è infatti di una tale inconsistenza, anche dal punto di vista erotico, che spesso non si capisce se il regista abbia voluto fare una parodia del genere o se intendesse fare sul serio. Allo stesso modo, vi sono alcune scene comiche che non è chiaro se siano volontarie o meno. La più divertente è quella in cui un personaggio un po’ burino va in un ristorante italiano e, imbarazzato per il fatto di non comprendere il menu, cerca di ripetere l’ordinazione in lingua italiana che sente fare dal vicino di tavolo. Le parole italiane, già storpiate in partenza, perdono completamente di senso al secondo passaggio, causando così un atterrito sconcerto sulla faccia della cameriera. [Franco Picollo]