Kaitanshi jokei (Sketches of Kaitan City)
Kaitanshi jokei (海炭市叙景, Sketches of Kaitan City). Regia: Kumakiri Kazuyoshi; soggetto: dal romanzo postumo incompiuto di Satō Yasushi; sceneggiatura: Ujita Takashi; interpreti: Tanimura Mitsuki, Takehara Pistol, Kase Ryo, Miura Masaki, Yamanaka Takashi, Kobayashi Kaoru, Minami Kaho; durata: 152′; uscita: 18 dicembre 2010
Link: Sito ufficiale – Nicholas Vroman (a page of madness)
PIA: Commenti: 3,5/5 All’uscita delle sale: 73/100
Punteggio ★★★1/2
Kaitan City è un luogo inventato, da qualche parte nel Nord del Giappone, scenario di questo ritratto composito, poetico e disperato di una working class sfiancata dagli eventi, che tenta di resistere.
Kazuyoshi Kumakiri ha esordito nel 1997 con l’horror splatter Kichiku dai enkai (Kichiku), presentato anche al Festival di Berlino nel 1998; insieme ai due seguenti film Sora no ana (Hole in the Sky) del 2001 e Antena (Antenna) nel 2003, i tre primi film del regista (ai quali ne seguono altri quattro) affrontano il tema del dolore, della violenza e sofferenza, che passano dalla connotazione fisica delle prime due opere alla dimensione più intima della terza. Il dolore ritorna prepotente in quest’ultimo film ed è il denominatore comune delle vite dei personaggi. E’ fisico, ma è anche una malattia che consuma l’anima.
Sketches of Kaitan Cityè tratto da una raccolta di racconti (5 le storie utilizzate dal regista, su 18 episodi) di Yasushi Satō, che formano la struttura di quello che avrebbe dovuto essere il romanzo Kaitanshi jokei, pubblicato incompleto e postumo nel 1990, dopo il suicidio dello scrittore. Siamo nella città di Kaitan in inverno. La società che gestisce il grande porto commerciale opera dei tagli al personale. Rimane a casa Futa, che vive con la sorella Honami. Il ragazzo è frustrato dalla situazione. Insieme con la sorella decide di salire su un’altura vicina alla città per assistere all’alba del primo giorno dell’anno. Un’anziana signora vive sola col gatto asserragliata in una casetta assediata a sua volta dalle ruspe che stanno spianando il circondario per la costruzione di nuovi edifici. Ryuzo ha 49 anni, lavora al planetario e ha un rapporto fallimentare con la moglie e con il figlio. Haruo lavora per una ditta che vende bombole del gas, è aggressivo con la moglie. Il tranviere Taichirō ha problemi di comunicazione con il figlio.
Sono storie di gente comune, che la struttura ad incastro della sceneggiatura ci propone collegate l’una all’altra e amalgamate dal gelo dell’inverno, dalla rassegnazione alternata al guizzo di ribellione. La colonna sonora, di Jim O’Rourke, è calma e avvolgente.
Lo stile è quasi documentaristico con alcune sequenze magistralmente costruite, come quella dell’assemblea di lavoratori alla quale partecipa Futa e che lo riprende in primo piano nitido (perché è lui che in quel momento tenta di reagire con disperazione al licenziamento) con un magma di persone sfocate sullo sfondo; oppure quella, surreale e felliniana, del tram illuminato che attraversa le vie nella notte di Kaitan portando dentro di sé quasi tutti i personaggi: al suo passaggio nell’inquadratura Futa e la sorella, che stanno attraversando la strada, si trasformano, grazie alla magia del tempo cinematografico, nei due bambini che erano al tempo dell’infanzia spensierata.
E’ un’opera complessa, attraversata da temi diversi: l’angoscia dell’impotenza di fronte ai grandi eventi, i confitti nel microcosmo della famiglia (le famiglie di Ryuzo e Haruo), ma anche il calore dei legami (le intense scene di Futa con la sorella, nella problematicità della loro situazione economica).
Non da ultimo il tema della memoria: luogo beato, oasi nella quale rifugiarsi, lontano dalle angosce del presente. A questo riguardo, il regista ci propone le immagini sgranate di un filmino nel quale appaiono due bambini, Futa e Honami, che costruiscono una zattera o illumina di una luce soffusa e calda il ricordo di Ryuzo, di quando con la moglie e con il figlio ancora piccolo, andavano di notte nel bosco ad osservare le stelle. [Claudia Bertolè – Nippon Connection 2011]
Da tempo nella mia watchlist.
se riesci, si, proprio da vedere. A me è molto piaciuto.