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SONATINE CLASSICS

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Yukizuri no machi (Strangers in the City)

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Yukizuri no machi (行きずりの街, Strangers in the City). Regia: Sakamoto Junji; soggetto: dal romanzo di Shimizu Tatsuo; sceneggiatura: Maruyama Shouichi; fotografia: Sengen Seizo; interpreti: Nakamura Toru, Konishi Manami, Minamisawa Nao, Satou Eriko, Tanimura Mitsuki, Ishibashi Renji; durata: 123; uscita: 20 novembre 2010.
Link: Sito ufficialeMark Schilling (Japan Times) 
PIA: Commenti: 3/5  All’uscita delle sale: 60/100 
Punteggio ★★1/2   

Un insegnante di una scuola di ripetizioni private di un paese di provincia si reca a Tokyo per cercare di ritrovare un’allieva che è fuggita di casa. E’ per lui un ritorno nella metropoli 12 anni dopo quando abbandonò la scuola dove insegnava, divorziò dalla giovane moglie e si ritirò in provincia. Lentamente, riemergono i fantasmi di un passato di amore e sofferenza, intrecciati con il pericoloso contrasto con l’ancora dominante presidente di una impresa di costruzioni membro del consiglio di amministrazione della scuola di allora, un personaggio losco e corrotto il cui ruolo somiglia a quello di un oyabun. Ma sono soprattutto l’incontro e la dolorosa ricostruzione del rapporto con la ex moglie, che scopriamo essere stata sua allieva e ora affascinante tenutaria di un bar di lusso, a segnare le tappe della vicenda. Storia presente e storia passata, storia pubblica e storia personale si intersecano in un crescendo drammatico.
Sakamoto Junji, dopo il drammatico Yami no kodomotachi (Children of the Dark, 2008), riprende il tema a lui caro dello sfruttamento sessuale dei minori e della pedofilia, seppur in chiave più narrativa e ottimista. Sebbene l’accento sia sulle dinamiche esistenziali e sentimentali dei due protagonisti, il taglio resta secco e il ritmo abbastanza serrato. Divertente l’idea di far impersonare il ruolo dell’insegnante di provincia che si trova alle prese con i duri della metropoli a Nakamura Toru, uno dei duri per eccellenza del cinema giapponese  contemporaneo. Il risultato complessivo non è del tutto riuscito, sempre incerto fra dramma psicologico e film d’azione, ma ne risulta comunque un discreto film nero, crepuscolare, girato soprattutto di notte, accompagnato da musiche lente e sincopate. [Franco Picollo]

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