Ore wa Sono Sion da! (I Am Sion Sono!)
Speciale Sono Sion
Ore wa Sono Sion da! (俺は園子温だ!, I Am Sion Sono!); Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Sono Sion; Interpreti: Sono Sion; Anno: 1985; Durata: 30′
Link: Sito ufficiale di Sono Sion (in giapponese) – Trailer (YouTube)- Johannes Lauri (Forced Perspective)
Questo film verrà presentato nella rassegna “Rapporto confidenziale” al 29° Torino Film Festival (29 novembre-3 dicembre). In tale occasione “Sonatine” pubblicherà in collaborazione con il Festival il volume “Il Signore del caos. Il cinema di Sono Sion”, contenente un’intervista inedita a Sono, un’ampia introduzione alla sua opera, alcuni saggi critici e le schede di tutti i film proiettati nella rassegna.
Il giovane Sono Sion si presenta, illustra nel dettaglio il contesto temporale e le condizioni atmosferiche del momento, riporta stralci di vita quotidiana, interpreta frammenti di poesia o racconto, commenta in estemporanea le proprie azioni e la realizzazione del film, tira giù dal letto un amico per coinvolgerlo nelle riprese, convoca per telefono una conoscente e la intervista gridando con una vocina stridula, si fa rasare i capelli, amoreggia con statue di gesso.
Girato in 8mm e vincitore all’edizione del PIA Film Festival del 1986, Ore wa Sono Sion da! rappresenta il debutto cinematografico del giovane regista, che sino ad allora si era dedicato principalmente alla poesia, inaugurando la fase iniziale della filmografia di Sono, quella che più palesemente manifesta velleità di sperimentazione e avanguardismo.
Strutturato in una serie di blocchi talvolta omogenei, in altri casi inframezzati da immagini dal sapore simbolico o dadaista, questo cortometraggio si incentra quasi esclusivamente sulla figura e sulla voce dello stesso Sono, il quale si riprende da sé a cinepresa fissa o affida (nel corso del film) il compito a un amico. Con atteggiamento spesso ludico e all’insegna della più completa casualità, il giovane regista plasma e commenta, abbandonandosi anche a riflessioni di carattere metacinematografico, la realizzazione dell’opera stessa nel corso del suo incedere.
Al di là di alcune ingenuità e della sua sconclusionatezza di fondo, Ore wa Sono Sion da! si fa apprezzare per la sua sfrontatezza, per la libertà espressiva di alcune sequenze e per l’innegabile interesse immediatamente suscitato dall’eccentrico e irriverente personaggio dello stesso Sono. Soprattutto, se visto a posteriori, sorprendono le numerose affinità rispetto alle opere successive, presagi della salda coerenza tematica e stilistica che sorregge l’intera filmografia, per altri versi eclettica, di Sono. Da citare, l’attenzione per la scansione e la registrazione del tempo, la propensione alla metafora e al paradosso, e infine l’ossessione per il sesso, la violenza e l’arte occidentale (vista con gusto decadente): tutti elementi che avranno un ruolo di rilevanza all’interno della produzione di Sono, così come, a livello stilistico, l’uso della voce narrante in prima persona che tradisce un approccio autobiografico qui presente sin dal titolo (occorre infatti ricordare che molte delle situazioni presenti nei film di Sono attingono al bagaglio di esperienze personali del regista). Anche l’uso dei colori e delle musiche in funzione ossimorica, che qui troviamo in numerose inquadrature, rientra tra le principali caratteristiche ricorrenti nella successiva produzione del regista.
Da notare infine come lo stesso Sono, nella scena in cui improvvisa un’intervista all’amica adoperandosi con insistenza per metterla in imbarazzo (le grida domande con vocina stridula, la scuote per le spalle, la prende in giro, la obbliga a compiere azioni insensate, tenta di costringerla a fumare una sigaretta), ricordi molti di quei personaggi allo stesso tempo bizzarri e inquietanti, buffoni e violenti, manipolatori e liberatori che, nei suoi film, esercitano una pressione sui protagonisti per indurli a esternare cose che in apparenza esulano dalla loro natura. [Giacomo Calorio]