Jitensha toiki (Bicycle Sighs)
Jitensha toiki (自転車吐息, Bicycle Sighs). Regia: Sono Sion. Soggetto e sceneggiatura: Sono Sion, Saitō Hisashi. Fotografia: Kitazawa Hiroyuki. Luci: Kiyono Toshihiro. Scenografia: Suzuki Takuji. Montaggio: Ishihara Hajime. Musica: Bobo Brasil, Great Richies. Tecnico del suono: Kitamura Yoshiaki. Aiuto regista: Saitō Hisashi. Interpreti e personaggi: Sono Sion (Kita Shirō), Sugiyama Masahiro (Tamura Keita), Kasai Hiromi (Kita Masako, la sorella di Shirō), Yamamoto Hiroko (Kyōko, la fidanzata). Produzione: Nishimura Takashi, Suzuki Yutaka, Takeda Kōji per Pia Film Festival. Durata: 93’. Anno: 1990.
Questo film verrà presentato nella rassegna “Rapporto confidenziale” al 29° Torino Film Festival (29 novembre-3 dicembre). In tale occasione “Sonatine” pubblicherà in collaborazione con il Festival il volume “Il Signore del caos. Il cinema di Sono Sion“, contenente un’intervista inedita a Sono, un’ampia introduzione alla sua opera, alcuni saggi critici e le schede di tutti i film proiettati nella rassegna.
Girato nella natia Toyokawa, Bicycle Sighs, aldi là dalla sua riuscita prettamente artistica, ci dà del Giappone un’immagine assai diversa da quella dominante in quegli anni. Non ci sono luci, club, ricchezza e sicurezza, ma al contrario una quotidianità incerta e vacillante, che si muove con difficoltà in un paesaggio provinciale fra i più anonimi. E così niente automobili ma solo biciclette. Questo mezzo, non a caso scelto anche per il titolo, rappresenta lo strumento attraverso cui individui insofferenti cercano di ribellarsi a quel senso di chiusura e di soffocamento che la società, ma sarebbe più giusto dire la realtà, impone loro, specialmente nei periodi di stagnazione sociale e politica. Un senso d’oppressione che emerge anche da quegli “interni qualsiasi” di abitazioni comuni o dalle zone “arrugginite” e decadenti del vecchio parco quasi in disuso, dove Shirō gira gran parte del suo film. L’importanza della cittadina di Toyokawa, che troviamo anche in altri lavori del regista, è qui quasi un’ossessione, come testimonia l’indirizzo ripetuto fino allo sfinimento durante l’apertura del film, in una sorta di litania che rimanda agli esordi in veste di poeta di Sono e alla sua passione per la parola, soprattutto quella scritta, che sottende tutto il suo lavoro di cineasta. Una passione che, in Bicycle Sighs, si manifesta nel graffito-poesia che Shirō scrive su un muro durante le sue consegne e, soprattutto, nell’ideogramma vergato a mano sull’enorme bandiera bianca che sempre Shirō porta in giro per la città.
Come accade spesso in Sono, gli stili e le piste narrative si moltiplicano e sovrappongono. Alla parte drammatica, appena descritta, se ne affiancano altre più surreali o citazioniste. Come quando due orsi, o meglio due individui così travestiti, si aggirano nella casa di Keita, o quando il protagonista del filmino a cui Shirō sta lavorando (Sono stesso) appare con la testa di Godzilla, oppure vestito da Gekko Kamen, un popolare supereroe del cinema degli anni Cinquanta e Sessanta, con l’insostituibile bicicletta al posto della motocicletta. Un altro tipico segno dello stile visivo di Sono – così come si era già visto in Ore wa Sono Sion da! (I am Sono Sion!, 1986) e come si vedrà in Keiko desu kedo (I Am Keiko, 1997) o Kimyōna sākasu (Strange Circus, 2005) – è l’uso di filtri colorati, spesso rossi, come rossi sono la giacca di Shirō, nella scena della bandiera, la cravatta di Keita e Kyōko, i pantaloni di Masako.[Matteo Boscarol]
Grazie per la segnalazione. Un film sicuramente da recuperare per noi amanti della filmografia di Sono come tutti gli altri che hai recensito e che sono molto rari e difficili da procurarsi.
Il libro è una chicca da avere assolutamente. Complimenti:D
Grazie. Tutti i film recensiti verrano proiettati al prossimo Torino Film Festival (25 novembre – 3 dicembre). Inoltre, sembra che il prossimo anno venga prodotto un cofanetto con i primi film di Sono sottotitolati in inglese … speriamo.
Speriamo sì. Alcune chicche sono veramente introvabili. Anche noi di CineFatti seguiremo molto attentamente il Festival di Torino e sicuramente, se qualcuno di noi 6 riuscirà a venire (siamo di Salerno, Napoli, quindi è un pò difficile, però ci proveremo), le proiezioni non ci sfuggiranno e ne tratteremo sul blog insieme alle altre cose che il Festival offrirà giorno per giorno. Per ora di Sono abbiamo recensito Love Exposure, Ecusute e Cold Fish che sono le pellicole più reperibili. Complimenti per il blog. Per noi amanti dell'Oriente è fonte di chicche di cui prima non eravamo a conoscenza:D
Anche il vostro blog è carino. Complimenti! Se venite a Torino fatevi vivi, ci prendiamo un caffé insieme.