Tōkyō oashisu (東京オアシス, Tokyo Oasis)
Tōkyō oashisu (東京オアシス, Tokyo Oasis). Regia: Matsumoto Kana, Nakamura Kayo. Soggetto e sceneggiatura: Matsumoto Kana, Nakamura Kayo, Shiroki Tomoko. Fotografia: Ohashi Jin. Produttori: Kobata Kumi, Komuro Shuichi, Maekawa Enma, Ōshima Mitsuru. Durata: 83′. Uscita nelle sale giapponesi: 22 ottobre 2011.
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Punteggio ★★★
Un uomo (Kase Ryō), che trasporta insalata fresca con il suo mini furgoncino, si ferma in un combini di notte per fare uno spuntino. Mentre mangia un gelato fuori del negozio, vede una donna vestita da funerale (Kobayashi Satomi) correre verso un camion che passa a forte velocità. L’uomo si getta verso di lei e la salva. Lei gli chiede un passaggio e iniziano a viaggiare insieme nella notte. La donna, che si chiama Tōko, con un tono sempre fra il serio e il faceto, dice che non pensava di suicidarsi ma solo di chiedere un passaggio. Spiega di essere un attrice e che sta scappando dal set per farsi un giro. Viaggiano tutta la notte, li lascia trasparire dai suoi discorsi un’insoddisfazione esistenziale, si fermano a mangiare degli udon e finiscono a vedere il mare all’alba. Cambia scena. Tōko va in un piccolo cinema e incontra Kikuchi (Harada Tomoyo), che in precedenza faceva la sceneggiatrice e ora gestisce la piccola sala. L’atmosfera è distesa e pacata. Le due donne parlano del passato, si intuisce che per Kikuchi l’abbandono del lavoro nel cinema è stato un dolore ma che ora per lei va bene la vita che fa. Nuovo cambio di scena. Tōko passeggia e va allo zoo, dove incontra Yasuko (Kuroki Haru), una ragazza che sta preparando l’esame di ammissione all’università e che ha appena sostenuto un colloquio per un lavoro temporaneo come impiegata dello zoo. Yasuko non ha fiducia in se stessa e fallisce o teme di fallire in tutto ciò che fa. Tōko, che è stata molte volte nello zoo, la guida a vedere un animale che si mostra raramente alla gente.
Nuovo “prodotto” di quella che non troppo indebitamente si potrebbe chiamare la “Ogigami factory”. Molti attori e tecnici sono gli stessi dei film della Ogigami e delle autrici intorno a lei, così come personaggi e situazioni richiamano da vicino alcune sue tematiche. In questo film però non c’è alcuna componente straniata, grottesca o surreale come in molti film della Ogigami.
Film minimalista ma tutt’altro che vuoto, mostra Tokyo come metropoli dove tutti si muovono incanalati nell’enorme flusso della popolazione e delle attività sempre in reciproco movimento. Un flusso in cui l’attenzione per gli altri tende a perdere progressivamente di peso. Il girovagare di Tōko permette di portare alla luce delle piccole oasi di umanità (le interazioni di Tōko con gli altri) e di serenità (il mare all’alba, il cinema di periferia, lo zoo). Ognuna delle persone che incontra Tōko porta con sé il suo bagaglio di infelicità e allo stesso di pacata accettazione. Così è la vita. A Tokyo, un’oasi è anche solo un posto tranquillo dove si entra casualmente in contatto con un essere umano.
Un film felicemente incompleto che non vuole dimostrare o dichiarare nulla ma che forse proprio per questo riesce in certi momenti a trasmettere emozioni. La lunga sequenza iniziale dell’attraversamento notturno di Tokyo in auto con l’accompagnamento della chitarra classica vale da sola la visione. [Franco Picollo]