Koreeda Hirokazu’s Going My Home – Episode 5 (是枝裕和のゴーイング マイ ホーム第5話)
Going my Home – Episodio 5. Regia e sceneggiatura: Koreeda Hirokazu. Musica: Makihara Noriyuki. Interpreti e personaggi: Abe Hiroshi (Tsuboi Ryota), Yamaguchi Tomoko (Tsuboi Sae), Makita Aju (Tsuboi Moe), Miyazaki Aoi (Shimojima Naho), YOU (Ito Takiko), Yasuda Ken (Ito Kenji), Arai Hirofumi (Sanada Shun), Bakarhythm (Kobayashi Satoru), Natsuyagi Isao (Tsuboi Eisuke), Abe Sadao (Tokunaga Taro), Yoshiyuki Kazuko (Tsuboi Toshiko), Nishida Toshiyuki (Torii Osamu). Produzione: Toyofuku Yoko, Kumagai Kiichi. Durata: 46’. Periodo di trasmissione della serie alla tv giapponese: 9 Ottobre 2012 – 18 Dicembre 2012.
Link: Sito ufficiale – Youtube (è disponibile l’intero drama, sottotitolato in inglese)
Ormai siamo abituati ai sogni di Ryota… Questa volta i kuna, “accampati” sotto al suo divano, gli raccontano che vorrebbero spostarsi in un luogo più caldo. L’uomo è perplesso, dice di aver letto che sono originari dell’Hokkaido (dove è noto che faccia freddo). Poi li spaventa con l’idea della presenza di scarafaggi, che, come ovvio, i piccoli esseri non possono che temere…
La famiglia è rientrata a casa, ciascuno si appresta a riprendere le proprie occupazioni, anche se Moe e suo padre manifestano l’interesse di tornare a Nagano e Ryota si lascia prendere dal ricordo del volto di Naho. L’uomo torna in ufficio, ricomincia a fare spot pubblicitari, però i kuna sono sempre nei suoi pensieri ed infatti prospetta ad un collaboratore l’idea di produrre qualcosa di ispirato all’evento che riguarda le piccole creature. In un momento successivo riesce a coinvolgere il grande capo dell’azienda nella ricerca che vuole intraprendere, e così riceve da lui 100 milioni di yen da dedicare allo scopo.
Moe torna a scuola – non prima di aver salutato la statuetta di legno che aveva sottratto al Centro kuna, ora ben nascosta nell’armadio della sua camera – e scopre che non c’è più il banco di una delle compagne. Fuori orario si aggira per i locali della scuola, lo trova e lo rimette al suo posto, lasciando così sgomenti i compagni.
Intanto Sae si incontra con la propria madre: la donna la prega di prepararle qualcosa per fare colpo su un nuovo spasimante e, mentre la figlia è intenta a cucinare, si intrattengono a chiacchierare a proposito di ricordi e di oggetti “intrisi” di memorie.
A Nagano nel frattempo, il padre di Ryota ha ripreso a camminare, ma è sempre in ospedale. La moglie gli chiede di Naho e gli rivolge uno sguardo perplesso. Anche Naho ha i suoi problemi: c’è un po’ di tensione tra lei e il padre dentista.
È interessante che a questo punto della serie Koreeda, per il tramite della mente di Ryota, si accanisca ironicamente sui piccoli kuna, addirittura ipotizzando una minaccia spaventosa come l’assalto di uno scarafaggio, con ben immaginabili conseguenze al limite dell’horror per i piccoli uomini…
La “vicenda kuna” è entrata a sconvolgere la vita, professionale e familiare, del tranquillo impiegato e padre di famiglia Ryota: l’uomo, mentre fa colazione a casa dopo essere tornato da Nagano con moglie e figlia, si scopre ad immaginare il bel volto di Naho, illuminato dalla calda luce delle fiamme del falò nella notte di Halloween. Il suo disagio, dopo quel pensiero, è evidente, tanto che lo vediamo divorare nervosamente il cibo che ha nella ciotola. Al lavoro, poi, non fa che tentare di convincere prima il collega e poi il capo, dell’importanza della ricerca dei piccoli uomini.
Anche in questo episodio il regista si sofferma con particolare attenzione su Sae: la donna viene ripresa insieme alla madre, in inquadrature nelle quali le pareti della stanza fungono da cornici per le due figure femminili, e il punto di vista della macchina da presa è posto quasi al livello del terreno, il che potrebbe far pensare ad un rimando al tipico stile di Ozu ovvero, dato che siamo in tema, allo sguardo di un piccolo kuna… La madre di Sae ha incontrato un uomo interessante in una serata di ballo, il che non può non evocare la figura della simpatica nonna in I Wish, che frequentava corsi di ballo, e anche lei si intratteneva con la figlia, nella cucina di casa, a chiacchierare. La sequenza che le riguarda è piena di atmosfera ed infatti, dopo un po’, le due donne si lasciano andare ai ricordi e fanno riferimento ad oggetti della casa che hanno “assorbito” le memorie della loro famiglia, come lo stipite della porta, sul quale veniva segnata l’altezza di Sae bambina, man mano che cresceva.
Il tema della famiglia è sempre presente: un collega di Ryota, invitato per cena, spiega a Moe come sia possibile essere fratelli anche se figli di madri diverse. Un accenno alla famiglia “allargata”, fondata su legami al di là delle strutture formali, tema ricorrente in tante opere del regista.
Il personaggio di Naho, avvolto fin dall’inizio da un alone di mistero, acquista in quest’episodio un che di malinconico. La ragazza è in disaccordo con il padre, la vediamo mentre battibecca con lui, una sera, addirittura, gli chiede di allontanarsi dal tavolo del locale al quale lei e il piccolo Daichi stanno cenando. In una sequenza, in particolare, la ragazza saluta una coppia di vicini che si trasferisce a vivere da un’altra parte: il regista la ritrae in primo piano prima di lasciare che lo sguardo dello spettatore si perda in un insistito campo lungo della strada ormai vuota con un edificio fatiscente sullo sfondo. Fa pensare che la vita della giovane non sia solo un mistero fiabesco, che vi sia qualcosa di irrisolto. Ma è ancora presto per dirlo con sicurezza. [Claudia Bertolè]