Sayonara Debussy (さよならドビュッシー, Goodbye Debussy)
Sayonara Debussy (さよならドビュッシー, Goodbye Debussy). Regia: Rijū Gō. Soggetto: dal romanzo omonimo di Nakayama Shichiri. Sceneggiatura: Makino Keisuke, Rijū Gō. Musica: Onogawa Hiroyuki. Interpreti: Hashimoto Ai, Kiyozuka Shinya, Mickey Curtis, Sagara Itsuki, Toda Keiko. Produttori: Hayashi Tetsuji, Okazaki Takeyuki. Durata: 131′. Uscita nelle sale giapponesi: 26 gennaio 2013.
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La piccola Haruka cresce con la cuginetta che i genitori hanno affidato alla famiglia di Haruka perché debbono lavorare all’estero per qualche anno. Le due bambine fanno ogni cosa insieme come se fossero una persona sola. Entrambe prendono lezioni di pianoforte perché da grandi vogliono diventare delle pianiste; entrambe sono amate e vezzeggiate dal nonno, un ricco proprietario d’azienda ora in pensione e ridotto alla sedia a rotelle.
Ritroviamo l’intesa delle due cugine dopo un po’ di anni, alla soglia dell’adolescenza. Un giorno un incendio improvviso distrugge la casa di Haruko e si porta via la cugina. Haruko viene terribilmente ustionata. Dopo lunghi mesi di ospedale e altrettanti di rieducazione, inizia lentamente a ricostruirsi una vita normale, seppur menomata nei movimenti. Anche in nome della cugina decide che vuole perseguire a ogni costo il sogno di diventare pianista ma strani incidenti si verificano intorno a lei …
Il tema dei talenti musicali (più che altro pianisti) che perseguono e, ovviamente, vedono realizzarsi il loro sogno è il soggetto di molti film giapponesi, al punto da costituire quasi un sottogenere dei film sui giovani. L’esempio più famoso è Nodame cantabile, nato come drama televisivo di enorme successo e poi diventato film, addirittura in due puntate. Ma si possono citare anche altri titoli come Shindō (2007) di Hagiuda Kōji.
Per cercare di trovare nuovi spunti in un genere che tutto sommato segue una dinamica abbastanza scontata, il regista-attore Rijū Gō è andato a pescare il romanzo con lo stesso titolo di Nakayama Shichiri, vincitore del premio “Kono mistery ga sugoi!” (t.l.: Che forte questo mistery!). Al tema classico della giovane dotata di talento per la musica viene così aggiunta drammaticità prima con l’incendio della casa e la morte della cugina, poi con incidenti che chiamano in causa un ordito criminoso, fino ad arrivare ad accennare all’incarnazione di persona.
Nonostante questi “sforzi” narrativi, o forse proprio per questi, il risultato è piatto e fin noioso. L’unica nota di rilievo è la presenza della giovane Hashimoto Ai, già vista in The Kirishima Thing, il cui fascino algido crea un motivo di attrazione. [Franco Picollo]