classici1-1845135

SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Yamamori clip kojō no atari (山守クリップ工場の辺りAnatomy of a Paperclip)

anatomy_of_a_paperclip-001-6007957
Yamamori clip kojō no atari (山守クリップ工場の辺りAnatomy of a Paperclip). Regia, soggetto, sceneggiatura e montaggio: Ikeda Akira. Fotografia (colore): Osada Mizuki. Scenografia: Yamauchi Mamoru. Musica: Numata Kōji, Paduco. Suono: Daikyoji Ryō. Interpreti e personaggi: Tomomatsu Sakae (Kogure), Katō Kazutoshi, Hara Yukari, Takahashi Toshiyuki, An Akiko, Shiba Hirofumi, Kansai Wani, Ono Shū. Produzione: Ikeda Akira. Anteprima internazionale: Vancouver IFF 2 ottobre 2013. Durata 92’. Girato in HD Cam
Premi: Dragons and Togers Awards – Vancouver IFF, Special Jury Award – Pia FF, Hivos Tiger Award – IFF Rotterdam -Altri festival: Busan IFF

Punteggio ★★★1/2
Links: Trailer (Asianwiki) – Geoffrey McNab (Screen Daily) – Clarence Tsuy (Hollywood Reporter)

Kogure è il giovane, solitario e impacciato operaio di una piccola bottega, con soli quattro dipendenti, dove si producono manualmente fermagli da carta. Il suo giovane boss angaria lui e gli altri lavoratori: non ricorda mai il nome dei suoi dipendenti – alla maniera del Fantozzi-Fantocci –, li molesta fisicamente e psicologicamente – senza sconti neanche di fronte al gentil sesso –, e la frase più cordiale che rivolge al protagonista è quella in cui gli dice che ha la faccia simile a un’emorroide. A rendere più complicata la desolata vita di Kogure c’è una coppia di improbabili teppisti – uno dei quali nasconde la sua calvizie con un ridicolo parrucchino – che quasi quotidianamente gli ruba pantaloni e camicia costringendolo a rientrare a casa in mutande. Anche il proprietario della tavola calda dove quotidianamente cena in solitudine lo tratta, a essere clementi, con poco garbo. Una sera, il cecoviano protagonista trova ad accoglierlo nella sua stanza una misteriosa donna – che sembrerebbe essere la reincarnazione di una farfalla precedentemente venuta a fargli visita – la quale parla un incomprensibile dialetto e si installa a casa sua come se niente fosse. Questo e altri strani eventi riusciranno a trasformare a poco a poco la vita di Kogure.
Secondo lungometraggio di Ikeda Akira, dopo Blue Monkey (2006), storia di un giovane che si reca a Tokyo alla ricerca della sua ex-ragazza che l’ha lasciato con una semplice lettera d’addio, Yamamori Clip è forse il film giapponese più premiato del 2013, almeno nell’ambito dei grandi festival nazionali e internazionali legati al cinema indipendente (Pia, Vancouver e Rotterdam). Se non fosse per un metraggio forse eccessivo, si potrebbe in effetti parlare di un piccolo capolavoro. Il tono è quello di una commedia amara, apertamente esistenziale, che gioca sulle modalità del surreale, del grottesco e del fantastico (all’origine del soggetto c’è una leggenda giapponese). Visivamente fatto di inquadrature fisse con un uso parco del montaggio, il film si affida a una serie di situazioni e episodi alquanto paradossali e privi di una qualsivoglia spiegazione – perché ad esempio Kogure indossa sino all’epilogo un collare ortopedico? – dove a contare è più la logica del senso delle cose che non la loro plausibilità narrativa (quella che si vorrebbe comunque presente, almeno in una certa misura, anche in un racconto fantastico). Interessante, poi, la struttura del film che gioca su un sistema di ripetizioni (con inevitabili variazioni) di fatti, situazioni e personaggi. Una struttura che se da un lato bene rappresenta il carattere alienato della vita del protagonista, dall’altro si presta (proprio attraverso le citate varianti) a preparare la possibile liberazione finale dello stesso Kogure (emblematizzata anche dal liberarsi del suddetto collare). Efficace, infine, la direzione degli attori che si muovono come stralunati automi in un mondo di cui sembrano essere nient’altro che lobotomizzate comparse, un po’ alla maniera dei film di Kaurismaki, o, per citare un riferimento più vicino a Ikeda, di quelli di Yamashita Nobuhiro. [Dario Tomasi]

CONDIVIDI ARTICOLO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *