Rokugatsudō no sanshimai (六月燈の三姉妹, The Three Sisters of Rokugatsudō)
Una tradizionale strada commerciale di un piccolo borgo di Kagoshima, nel sud del Giappone. La pasticceria a conduzione familiare di dolci giapponesi “Toraya” si trova sull’orlo del fallimento a causa del cambiamento dei gusti del pubblico e dell’apertura di un centro commerciale nelle vicinanze. Nonostante questo quadro, tutta la famiglia – padre, madre e tre sorelle – è mobilitata per preparare un nuovo dolce in occasione della annuale festa delle lanterne di giugno, che si chiama “Rokugatsudō” (da cui il titolo: Le tre sorelle di Rokugatsudō). Anche Namie, la secondogenita, è tornata a casa ma, più che per la festività, a causa della fine del suo matrimonio. Improvvisamente, Toru, il marito di Namie, si presenta per cercare di recuperare il matrimonio. Dopo un’iniziale accoglienza ostile, anche lui cerca di partecipare allo sforzo comune ma gli esiti non saranno scontati …
Sasabe Kiyoshi, dopo il sensibile anche se un po’ superficiale Tsure ga utsu ni narimashite (My So Has Got Depression) e il melodramma di guerra Nichirin no isan (The Legacy of the Sun), entrambi del 2011, e prima del recentissimo recente Tokyo nanmin (Refugee in Tokyo, 2014) ha girato questa commedia da camera incentrata sulla famiglia vista ormai come luogo di fallimenti e di teneri tentativi di rimettere insieme dei pezzi di esistenze.
In parallelo con la disastrata situazione economica del negozio, infatti, i vari membri della famiglia vivono o hanno vissuto fallimenti sentimentali: i genitori vengono da due divorzi, la maggiore delle tre sorelle anche, la minore è incagliata nella storia con un uomo sposato e Namie, la sorella di mezzo, ha chiesto al marito il divorzio perché lui è sempre all’estero per lavoro.
Intorno ai protagonisti si muove una piccola schiera di comprimari che rappresentano gli abitanti e il modo di essere di un quartiere popolare tradizionale: un’unica locanda dove ci si ritrova a bere tra uomini e a scherzare con la donna che gestisce il locale, piccole botteghe artigianali su un’unica strada dove tutti si conoscono fin da bambini, il lavoro collettivo per preparare ogni anno le lanterne più belle e i banchetti per la festa.
Il messaggio è scontato anche se non del tutto banale: nell’affrontare insieme le fatiche per raggiungere uno scopo condiviso, i vari personaggi, quasi senza accorgersene, riacquistano pian piano la fiducia reciproca e in ultima istanza la fiducia in se stessi. Alla fine riusciranno a vedere un modo di essere famiglia in concreto anche al di fuori dell’istituto del matrimonio.
Come già in altri film precedenti, Sasabe sembra non riuscire a mantenere del tutto le promesse iniziali. Anche qua, la partenza è intrigante ma lo svolgimento è stanco e con pochi slanci. Neanche la location “promozionale” del quartiere e della festa, a ben vedere, risulta sfruttata adeguatamente.
Tsuda Kanji non sembra molto adatto per la parte, forse perché troppo abituato a ruoli di delinquente di media/mezza tacca. Fukiishi Kazue è, come sempre, graziosa ma un po’ imbambolata. Yoshida Yō è purtroppo confinata in un ruolo minore. [Franco Picollo]