HK Hentai Kamen (HK 変態仮面, HK: Forbidden Super Hero). Regia: Fukuda Yūichi. Soggetto: dall’omonimo manga di Ando Keishū. Sceneggiatura: Fukuda Yūichi, Oguri Shun. Fotografia: Kudo Tetsuya. Interpreti: Suzuki Ryōhei, Shimizu Fumika, Yasuda Ken, Muro Tsuyoshi, Katase Nana. Produttori: Hyakutake Koji, Miyaji Takahisa, Kobayashi Tomohiro, Kato Kazuo, Murakami Hiroo. Durata: 105 minuti. Uscita nelle sale giapponesi: 6 aprile 2013.
Link: Michael Douglas (iSugoi) – Derek Elley (Film Business Asia).
Kyosuke, studente liceale, è figlio di un poliziotto masochista, da cui ha ereditato il senso di giustizia e la conoscenza delle arti marziali, e di una master sadomaso, dalla quale ha ricevuto, senza saperlo, strani poteri. Quando arriva in classe Aiko, una nuova studentessa timida e carina, Kyosuke si innamora seduta stante di lei. Un giorno, uscito di scuola, Kyosuke capita davanti a una banca circondata dalla polizia: un gruppo di rapinatori ha preso in ostaggio i clienti, fra cui Aiko. Deciso a salvarla, Kyosuke si precipita nella banca, tramortisce un rapinatore e si sostituisce a lui indossando la sua maschera. Scopre che quella che sembrava una maschera sono un paio di slip femminili ma ciò che più conta è che gli slip – solo se già usati, si noti – liberano i poteri magici che ha ricevuto dalla madre: è nato Hentai Kamen. Aiko viene liberata dal giustiziere mascherato che diventa il suo eroe. Ma nuovi pericoli si profilano all’orizzonte per Aiko, Kyosuke e tutta la scuola. Lacerato dal tentativo di non cedere al suo lato perverso e al contempo dal desiderio di rivelare ad Aiko la sua identità, Kyosuke combatterà diverse battaglie fino allo scontro finale.
Se un giorno avrò tempo, mi piacerebbe studiare un po’ per dimostrare un’impressione che sto maturando e cioè che nella cultura di massa giapponese contemporanea (non solo film, anche fumetti, trasmissioni televisive, pubblicità, sceneggiati per smartphones) i prodotti demenziali sono percentualmente superiori a quelli di altri paesi avanzati. Questo “maggior tasso di demenzialità” è nato con gli otaku, ma le loro subculture e i loro comportamenti sono ormai accettati e anzi riprodotti trasversalmente nella società nel suo complesso.
Generalizzazioni a parte, Hentai Kamen unisce due subculture. E’ infatti la parodia hentai di Kamen Rider. Come è noto, hentai significa “pervertito” e rappresenta in Giappone un vero e proprio mondo, di fantasia e anche reale, con vari generi di fenomeni e prodotti, dai manga agli home video. Kamen Rider, invece, è il supereroe di un manga e di una serie televisiva risalenti all’inizio degli anni ’70 ma le cui fortune continuano tuttora con vari film di cassetta, V-movies, sceneggiati televisivi e manga. Proprio da una serie manga di successo di una ventina di anni fa è tratto questo film diretto da Fukuda Yūichi.
Se proprio si vogliono cercare degli aspetti divertenti in Hentai Kamen, possono solo essere indiretti, come specchio di tendenze che il film esprime involontariamente. In questo senso, se ne possono citare un paio. Il primo è quella simpatica caratteristica peculiare di molto cinema giapponese del passato, e in parte anche contemporaneo, di creare gli effetti speciali non con le costruzioni colossali e opulente del cinema americano ma con realizzazioni così casalinghe e non credibili che il loro carattere fasullo è immediatamente e serenamente visibile anche nella finzione. Godzilla docet. Il secondo è il coraggio di non porre limiti al cattivo gusto. Un tipico esempio è l’arma segreta di Hentai Kamen: tenere la testa dell’avversario schiacciata sul suo “pacco” e tramortirlo con la potenza magnetica che esso emana. Nei casi più difficili, poi, Hentai Kamen ruota su se stesso avendo come baricentro sempre il “pacco”. Su questa strada, la scena finale è straordinaria: il nostro eroe, con Aiko ormai consapevolmente al suo fianco, deve affrontare il nemico peggiore ma non ha sottomano un paio di mutandine per evocare i suoi poteri. Si lambicca il cervello, poi, dopo uno scambio di mezze frasi imbarazzate da entrambe le parti, riesce a farsi consegnare le mutandine di Aiko. E’ facile immaginare le conseguenze.
A conferma che la demenzialità si diffonde come l’olio, il film, dopo un notevole successo in patria, ha fatto il giro di una mezza dozzina di festival internazionali e ha vinto il New York Asian Film Festival 2013 come miglior film d’azione e il premio come miglior film asiatico e miglior film energetico al Fantasia Film Festival di Montreal 2013. In entrambi i casi non oso immaginare come fossero i concorrenti. [Franco Picollo]