Karuto (カルト Cult)
Karuto (カルト Cult). Regia e Sceneggiatura: Shiraishi Kōji; Montaggio: Fukazawa Yoshifumi; Fotografia: Hirao Toru; Suono: Imura Yuto;Musica: Haishima Kuniaki; Interpreti: Abiru Ryu, Iwasa Mayuko, Iriki Mari, Miura Ryosuke; Prodotto da: Hirata Mikihiko, Hichise Takashige, Lai Jimmy, Maruta Jungo; Produzione: Next Media Animation (NMA), Oz Company, W Field. Durata: 84 minuti. Uscita nelle sale giapponesi: 20 luglio 2013.
Link: Japan Cinema
Punteggio ★★
Tre giovani attrici in erba vengono coinvolte nelle riprese di una sorta di reality movie sull’esorcismo e la possessione malefica di una casa e, più nello specifico, di una madre e di sua figlia che ci vivono.
Gli esorcisti chiamati in causa, maestro e apprendista, mostrano presto il fianco alla potente entità che, a quanto pare, è la manifestazione di un antico demone e saranno costretti a chiedere aiuto al giovane ma potentissimo Unsui, sensitivo e spiritista con poteri psichici. Si scoprirà poi che dietro alla possessione della casa c’è il volere di una pericolosa setta.
Shiraishi Koji, giovane regista divenuto noto per i suoi mockumentary quali Noroi e Okaruto, oltre che per l’efferato Grotesque (chiaramente ispirato agli horror di tortura, inaugurati dall’Hostel di Eli Roth), ripropone le tematiche che hanno fatto da palestra per i suoi esordi, questa volta in chiave di reality televisivo. L’impianto narrativo, dunque, è molto simile ai sopracitati film nei quali si cerca di coinvolgere lo spettatore in una realtà non di finzione e quindi proposta priva di qualsivoglia lavoro pre e post produttivo ma anche, ahimè, di un lavoro soddisfacente di scrittura. Proprio questo risulta essere il maggiore handicap del film. Un incipit non troppo originale che ripropone i clichè narrativi cari al regista, arriva comunque a coinvolgere in qualche modo lo spettatore, ma nel momento in cui si dovrebbe iniziare a raccogliere ciò che si è seminato per avvicinarsi all’epilogo, il film ristagna, cambia anche parzialmente volto, sfociando nel grottesco e fossilizzandosi sul personaggio del giovane esorcista Unsui, sulla sua attitudine stramba e sulla sua capacità recitativa peraltro limitata.
Il coinvolgimento risulta quindi assai inferiore ai citati Noroi e Okaruto e, anche se gli effetti visivi ben si fondono con la fotografia (nonostante la voluta piattezza di questa), ciò a cui si assiste non appassiona e ristagna nella ripetitività, soprattutto quando il film si avvicina all’epilogo.
Karuto rappresenta uno degli ormai non rari passi falsi (su Shirome, Teketeke e Kuchisake onna, si possono avanzare le stesse perplessità finora espresse, con poche eccezioni) di un autore che, negli ultimi anni, si è purtroppo sovente arenato, creativamente, in quel filone dell’horror/mockumentary giapponese che lui stesso ha contribuito a creare. [Fabio Rainelli]