Shinigami Tanya (死神タニャ, Death & Tanya)
Shinigami Tanya (死神タニャ, Death & Tanya) . Regia. Soggetto, sceneggiatura, fotografia, montaggio: Shiode Taishi. Suono: Ikeda Atsushi. Costumi: Satō Miyuki. Assistenti alla regia: Tamura Sen’ichi, Yoshida Mayuka. Effetti visivi: Satō Toshiyuki. Interpreti: Serizawa Tateto, Kobori Yurie, Okada Agasa , Takeda Naohiro, Matsumoto Takashi, Kawashima Kenta, Nigo Ayumi. Produttore esecutivo: Takashima Yoshiaki. Produttore: Tsuyuki EIji. Durata: 80 minuti. World Premiere: 21 ottobre 2013 – Tokyo International Film Festival.
Link: Intervista al regista (in inglese) – Rowena Santos Aquino (Next Projection)
Punteggio ★★★★
Sono rari i casi di vero cinema indie intelligente che riesce a deliziare senza esibire per forza il minimalismo poverista e afasico che tanto titilla i selezionatori dei festival occidentali. Eppure questo film, realizzato praticamente da un esordiente con una cifra ridicola, conferma che esistono. L’intelligenza comincia dalla storia.
Gli Dei della Morte, che vivono nel vuoto e accompagnano i morituri nel passaggio, possono diventare umani se toccano un defunto sulla strada che porta all’aldilà. A quel punto vengono catapultati a caso nel corpo di qualcuno che sta giusto per morire e che ovviamente riprenderà vita. Due di loro, un uomo e una donna (una deità maschile e una deità femminile, si dovrebbe dire), fra una discussione e l’altra sulle stranezze degli umani che piangono, ridono e mangiano, sono attratti dall’idea. In particolare lui, spasima per poter mangiare gli hamburger che non ha mai provato. Finalmente si decidono e toccano due defunti di passaggio.
Nel frattempo, sulla terra, Yumiko è appena stata scaricata dal fidanzato Ryota e si suicida, mentre Sasaki partecipa a una rapina, scappa con il bottino alla faccia dei compagni ma finisce sotto una macchina guidata da Tania. I due dei della morte si incarnano ovviamente in Yumiko e Sasaki che tornano in vita ma, attenzione, ora non sono più quelli di prima. Sasaki è curioso di tutto, vuole provare ogni cosa, mentre Yumiko è più guardinga e tosta. Inizia così una girandola di situazioni insensate e irresistibili per chi guarda perché i due ricominciano a frequentare le persone che frequentavano prima ma comportandosi in maniera completamente diversa (e aggiungendo qualche aiutino soprannaturale nelle situazioni più difficili). Come se non bastasse, Tania, convinta di aver quasi ucciso Sasaki, fa di tutto per assisterlo, creando così nuove situazioni paradossali. All’orizzonte c’è però una forca caudina: se i due dei non riescono a piangere entro quarantotto ore non potranno rimanere umani e saranno condannati a tornare nell’oblio…
Ciò che sorprende di questo film è che non è semplicemente un film demenziale, piuttosto, su una base comica irresistibile riesce addirittura a innestare spunti di riflessione sulla vita, la morte, il destino che senza pretendere alcunché, conferiscono ulteriore efficacia a una storia che di incidente in incidente si beve tutta d’un fiato. Ma la cosa forse ancora più sorprendente è che le scene, sia in interni che in esterni, sembrano, sono, girate da un gruppo di amici ma funzionano a meraviglia grazie all’immaginazione, al senso dell’umorismo e alle trovate stranianti che il regista riesce a infondere ininterrottamente nella storia.
Shiode Taishi, classe 1980, ha ideato, sceneggiato, girato, montato e diretto questo film travolgente. Se si esclude il corto Famiry (già vincitore di alcuni premi a festival internazionali), questo è il suo esordio nella regia. Riuscire a ideare e realizzare un film del genere con nessun soldo e uno sparuto gruppo di attori è segno di genialità. Il cinema giapponese indipendente ha forse trovato un piccolo nuovo talento. Incrociamo le dita aspettando il seguito per la conferma. [Franco Picollo]