Film giapponesi a Cannes (Japanese Movies at Cannes Film Festival)
È partito il festival di Cannes (13-24 maggio), la manifestazione festivaliera più prestigiosa e forse più seguita al mondo. Non poteva certamente mancare la comitiva giapponese che però quest’anno si limita ai soliti noti, quattro rappresentanti del cinema dell’arcipelago nipponico già ampiamente conosciuti e molto amati in Francia: Kawase Naomi, Kore’eda Hirokazu, Kurosawa Kiyoshi e Miike Takashi. Manca all’appello Kitano Takeshi col suo Ryūzo to shichinin kobuntachi (Ryūzo and the Seven Henchmen, un lavoro decisamente non all’altezza del festival francese ed in realtà non all’altezza di nessun festival.
In competizione troveremo Umimachi diary (Our Little Sister) di Hirokazu Kore’eda al suo quarto Cannes. Ancora una volta si tratta di un dramma familiare, “genere” che Kore’eda ha ormai fatto suo da parecchi anni, fin dagli inizi nel mondo del documentario in realtà. La storia è quella di tre sorelle che incontrano per la prima volta la più giovane sorellastra quattordicenne in occasione del funerale del padre.Il film è tratto da un popolare manga, Umimachi Diary di Yoshida Akimi.
Nella sezione “Un Certain Regard” saranno due i lavori giapponesi presenti, il primo è An (id.) di Kawase Naomi, in cui l’autrice racconta l’amicizia tra un pasticcere specializzato nella produzione di dorayaki, i tipici dolcetti giapponesi farciti con anko (marmellata di fagioli rossi), ed un’anziana signora, interpretata da Kiki Kirin. Il secondo è Kishibe no tabi (Journey By the Shore) di Kurosawa Kiyoshi, un mistery metafisico con protagonista Tadanobu Assano nella parte di un uomo che ritorna da sua moglie dopo tre anni di assenza. Una storia che è tratta da un libro di Yumoto Kazumi, autore che aveva ispirato anche il notevole Watashi no otoko (My Man) del 2014, con lo stesso Asano come protagonista e diretto da Kumakiri Kazuyoshi.
Dulcis in fundo, Miike Takashi, che presenterà il suo Gokudō daisensō (Yakuza Apocalypse: The Great War Of The Underworld) all’interno della “Quinzaine des Realisateurs”.
Nella sezione classici restaurati poi, sarà possibile rivedere due gemme dalla tradizione cinematografica nipponica: Zangiku monogatari (La storia dell’ultimo crisantemo) di Mizoguchi Kenji del 1939 e Jingi naki tatakai (Lotta senza codice d’onore) di Kinji Fukasaku Kinji del 1973.
[a cura di Matteo Boscarol]