The Cockpit
The Cockpit (id.). Regia, montaggio: Miyake Shō. Fotografia: Miyake Shō, Suzuki Junya. Interpreti: OMSB, BIM, HI’Spec, VaVa, Heijyu. Produzione: Pigdom. Durata 64′ . World Premiere: Cinéma du Réel – 27 marzo 2015.
Link: Sito ufficiale – Jordan Mintzer (Hollywood Reporter)
In una piccola stanza vediamo prima due e poi tre, quattro giovani musicisti hip pop giapponesi, fra cui OMSB e BIM, far nascere i loro brani, dalla scelta delle musiche da campionare e modificare, fino alla scelta delle parole ed alla registrazione vera e propria.
La camera fissa frontale sul musicista OMSB apre questo lavoro, posizione quella della mdp che durerà quasi per tutta la totalità della prima parte del film, si contano sulle dita di una mano le inquadrature laterali. I primi trenta minuti, che sono forse la parte migliore del film, si concentrano sulla consolle e sul gruppo di musicisti che campionano pezzi di musica da dischi per creare i loro brani, fra lattine di red bull, teste che ondeggiano a ritmo del battito del break, e i pochi commenti scambiati dietro la consolle, con la loro musica che piano piano prende forma.
La seconda parte del film invece si sposta – siamo forse nella stessa stanza o forse no, non saprei – ma a riprendere i musicisti che improvvisano in free style sulla musica prima realizzata c’è una videocamera a mano ed il montaggio è più vivo, cambiano le inquadrature quasi ad ogni cut, mentre prima come detto l’inquadratura era una e fissa. In questa parte inoltre il focus si sposta più sulle parole e le opinioni scambiate da due dei membri del gruppo che non sulla musica vera e propria.
Si arriva così all’ultima parte che si concentta sulla registrazione delle voci, del cantato/recitato da mettere nella canzone ed inevitabilmente l’ultima scena, una carellata laterale dal finestrino di un treno o di una macchina con il paesaggio metropolitano che sfila veloce, è il pretesto per far ascoltare la canzone finita e conclusa.
The Cockpit è un breve documentario di poco più di un’ora, è questo uno dei suoi meriti maggiori quello cioè di non voler strafare ed essere invece un mediometraggio sulla musica hip pop molto di nicchia se vogliamo, ma appetibile anche per canali televisivi specialistici, che è anche un interessante spaccato sul mondo rap e hip pop giapponese. Non però a guisa di disquisizione antropologica o sociologica ma più una sorta di ripresa diretta e diario visivo su alcuni momenti nella giornata di un gruppo di musicisti alle prese con l’atto di creazione. Un lavoro la cui prima parte fissa e quasi ipnotica abbiamo trovato superiore alla seconda e girato davvero con due spiccioli ma non per questo privo di una certa dose di freschezza ed inventiva. [Matteo Boscarol]