Hibi rock (日々ロック, Hibi Rock: Puke Afro and the Pop Star)
Hibi rock (日々ロック, Hibi Rock: Puke Afro and the Pop Star). Regia: Irie Yū. Soggetto: da un manga di Enokiya Katsumasa. Sceneggiatura: Irie Yū, Fukihara Kōta. Fotografia: Tanikawa Shoei. Personaggi ed interpreti: Hibinuma Takuro (Nomura Shūhei). Utagawa Saki (Nikaido Fumi). Kusakabe Mamoru (Maeno Tomoya). Yoda Akira (Okamoto Keisuke). Shinjo (Ochiai Motoki). Inukai Yuichiro (Furutachi Yutarō). Machida Machiko (Kita Yoko). Kazama Izumi (Mariya Tomoko). Matsumoto Takeshi (Takenaka Naoko). Produttore: Ishitaka Ishizuka. Distribuzione: Shochiku. Durata:110′ . Uscita nelle sale giapponesi: 22 novembre 2014.
Hibinuma Takuro è uno studente imbranato senza alcun talento per lo studio o lo sport, anche verso l’universo femminile non è certo più fortunato. L’unica cosa che lo salva e con cui riesce a riscattarsi, almeno a livello personale, è la musica, assieme ad sltri due amici mette insieme infatti un gruppo rock chiamato The Rock & Roll Brothers. Finita la scuola superiore i tre decidono di provare la strada del successo a Tokyo, ma la città li accoglie con crudeltà e si ritrovano ad esibitsi in un piccolo live-house dove fra mille vessazioni da parte del padrone sono costretti a lavare per terra ed i bagni. Tutto sembra cambiare quando il trio incontra la famosa pop idol Utagawa Saki, celebrità che però di nascosto frequenta il live house piccolo e scassato.
Il film realizzato da Irie Yū, ancora una volta alle prese con il tema della musica come possibiità di riscatto (i 4 film della serie Saitama no rapper e Ringing in Their Ears, fra gli altri) fin dalle primissime scene ci presenta lo stile delle quasi due ore che seguiranno, surreale, comico ma di una comicità molto fumettistica (il film è trato da un manga di successo) eccessiva e che non sempre funziona. Il personaggio comico e super imbranato di Takuro che cammina sempre quasi gobbo bofonchiando, così come anche gli altri suoi due compagni, se all’inizio ed in qualche altra occasione sono azzeccati e strappano qualche sorriso, alla lunga un po’ stufano. Stufa e quasi irrita il continuo recitare in modo super enfatizzato (volontario naturalmente), forse si poteva rendere il loro essere maldestri e sfigati in ben altra maniera.
La storia, come si diceva non è banale come potrebbe semprare a prima vista, anzi il finale aperto la rende diversa e più toccante di tante altre narrazioni consimili, ancora una volta siamo di fronte ad uno “sfigato” che grazie al potere della musica ed al talento che il rock riesce a tiragli fuori trova il suo parziale, molto parziale, riscatto. La parte più interessante del film non sono tanto le scene comiche che abbondano e troppo spesso slabbrano in farsa, sembra talvolta di assistere alle parti più kietsch di un film di Sono Sion, quanto piuttosto quelle che prendono in giro alcuni personaggi, la produttrice super cool che guarda solo ai soldi per esempio, e topoi del sistema musicale giapponese (e non solo) contemporaneo. Utagawa Saki, l’idol perfettamente interpretata da una Nikaido Fumi in gran forma (parodia di Utada Hikaru o delle Perfume?) ed il suo essere “karappo”, vuota, e pronta da riempire o colorare secondo la volontà dei produttori, centra in pieno il problema, per quanto poi lo spettacolo dei suoi concerti sia in sè molto ben fatto. Ma l’anima della ragazza vuole di più, come musicista ma anche come donna, per questo si rivolge ai tre dilettanti e sfoga questa sua parte creativa con la chitarra e l’alcol. Per inciso il ricordare il tempo della scuola, sia superiore o università, non tanto con nostalgia ma come un periodo più libero, seppur irregimentato nelle regole e ritmi dei muri scolastici, è un topos su cui la cultura pop giapponese (manga, anime, film) ha costruito saghe e castelli, un argomento su cui sono stati scritti libri su libri, eppure ritorna spesso ed è sempre vero ed attuale.
Succede così che nella bella scena – magnificamente fotografata e forse la migliore del film, in cui Saki rivela il suo passato a Takuro, quando formò il suo primo gruppo e imbracciò la chitarra alle superiori – si respiri tutto il contrasto fra la vitalità amatoriale degli inizi e la vita ricca, o almeno economicamente stabile, del periodo adulto, e qui naturalmente il contrasto è esasperato perchè messo in un contesto di show business.
Comunque il film, perquanto a basso budget e con le pecche di cui si diceva più sopra, è girato bene, Irie ha il senso del ritmo e sa come e dove posizionare la macchina da presa, specialmente come si diceva sopra, durante le scene musicali, in questo il giovane regista conferma il suo talento verso il “cinema musicale”.
Last but not least, è doveroso accennare ancora una volta alla buonissima prestazione attoriale di Nikaidō Fumi, perfetta nel ruolo, ma decisamente di diverso spessore ed una spanna sopra tutti gli altri, fatto escluso Takenaka Naoki che gigioneggià nella parte di Takeshi, il padrone del live-house. [Matteo Boscarol]