Film giapponesi al Busan Film Festival (Japanese Movies at Busan Film Festival)
Ormai un appuntamento imperdibile per tutti gli esperti ed appassionati del cinema asiatico, il Busan International Film Festival, assieme e anche grazie al suo importantissimo Asian Film Market, il più grande del continente, si è negli anni confermato fra le manifestazioni internazionali più importanti del caldo autunno festivaliero. Arrivato alla sua ventesima edizione, il festival è senza dubbio uno degli eventi più impressionanti per numero di film presentati ed eventi collaterali annessi, molti dei quali naturalmente dedicati al cinema asiatico nel senso geografico più ampio del termine. Anche quest’anno la pattuglia giapponese sarà molto nutrita, con retrospettive ed alcune world premiere tutte da seguire, almeno per chi avrà l’occasione di parteciparvi.
Fra i film già passati in altri festival internazionali ricordiamo almeno Journey to the Shore (岸辺の旅, 2015) di Kurosawa Kiyoshi, Our Little Sister (海街diary, 2015) di Kore’eda Hirokazu e Ghost Theater ( 劇場霊, 2015) di Nakata Hideo, senza contare le anteprime internazionali come il documentario sulla situazione sociopolitica di Okinawa We Shall Overcome (戦場「いくさば」ぬ止「とぅどぅ」2015) di Mikami Chie, secondo lungometraggio dedicato all’arcipelago delle Ryūkyū dopo The Targeted Village (標的の村).
Altra anteprima internazionale sarà The Virgin Psychics (みんな!エスパーだよ!2015) di Sono Sion. Il 2015 è stato per Sono forse il periodo quantitativamente più produttivo di tutta la sua trentennale carriera: 6 lungometraggi più un episodio (Love of Love) nell’omnibus Madly (2015). Whispering Star (ひそひそ星, 2015) l’ultima sua fatica di quest’anno, dopo Toronto sarà presentato al prossimo Festival del Cinema di Roma, unico lavoro giapponese alla rassegna.
Tornando a Busan, i film giapponesi più da seguire saranno forse da cercare tra le world premiere, West North West (西北西, 2015) di Nakamura Takuro, Zen and Bones (ヘンリ・ミトワ禅と骨, 2015) di Nakamura Takahiro, Pink and Gray di Yukisada Isao e Litchi Hikari Club di Naito Eisuke. Fra questi registi ricordiamo almeno Yukisada, un volto e nome popolare nel circuito festivaliero, autore del popolare Crying Out Love, In the Center of the World (世界の中心で、愛をさけぶ, 2004) e di Parade (パレード, 2012). Anche Naito è un nome che, sebbene non conosciuto a livello internazionale, gode di una certa fama fra gli appassionati giapponesi di film di genere, soprattutto grazie al suo Puzzle (パズル) del 2014. Zen and Bones è invece un documentario sul controverso monaco buddista Henry Mittwer diretto da Nakamura Takahiro (o Takayuki) noto fra gli addetti ai lavori per il suo Yokohama Mary (ヨコハマメリー) del 2006.
Parteciperà al festival anche Being Good (きみはいい子, 2015), di O Mipo, una delle autrici e registe più interessanti degli ultimissimi anni dalla cinematografia nipponica. Ricordiamo infatti il suo bel The Light Shines Only There (そこのみにて光輝く, 2014) finito l’anno scorso in cima a molte classifiche dei migliori film dell’anno.
Concludono la presenza nipponica nella penisola coreana le proiezioni di classici come Rashōmon, Tokyo Story, I sette samurai, oltre a due lavori dello Studio Ghibli (Il mio vicino Totoro e Only Yesterday), premiato a Busan con il riconoscimento abbastanza peculiare di “Asian Filmmaker of the Year”.
Ma ecco un riepilogo dei titoli:
West North West (Nakamura Takuro)
Opus (Sugita Satoru)
Zen and Bones (Nakamura Takayuki/Takahiro)
We Shall Overcome (Mikami Chie)
Our Little Sister (Kore’eda Hirokazu)
Pink and Gray (Yukisada Isao)
The Virgin Psychics (Sono Sion)
Blanka (Hasei Kōki)
Three Stories of Love (Hashiguchi Ryosuke)
Being Good (O Mipo)
Journey to the Shore (Kurosawa Kiyoshi)
Litchi Hikari Club (Naito Eisuke)
Ghost Theater (Nakata Hideo)
Only Yesterday (Takahata Isao)
My Neighbor Totoro (Miyazaki Hayao)
I sette samurai (Kurosawa Akira)
Rashōmon (Kurosawa Akira)
Tokyo Story (Ozu Yasujirō)
[Matteo Boscarol]