Sono Sion’s Love & Peace (ラブ&ピース, Love & Peace)
Love & Peace (ラブ&ピース, Love & Peace). Regia, sceneggiatura, soggetto: Sono Sion. Effetti speciali: Taguchi Kiyotaka. Fotografia: Kimura Shinya. Musiche: Fukuda Yasuhiko. Produzione: Asmik Ace, Gansis, King Records. Produttori: Moriyama Atsushi, Teshima Masao, Kamagata Eiichi, Yanagimura Tsutomu. Personaggi ed interpreti: Ryoichi (Hasegawa Hiroki), Yuko (Asō Kumiko), il vecchio (Nishida Toshiyuki), il manager (Shibukawa Kiyohiko).
Ryōichi, impiegato di una compagnia che produce parti musicali, è un perdente con la passione della musica che segretamente aspira a diventate una star. Nell’ufficio dove lavora viene preso in giro da tutti tranne Yuko, una ragazza timida che sembra provare simpatia per lui. Oppresso dalla solitudine Ryōichi compra una piccola tartaruga che chiama Pikadon e che diventa fin da subito la sua migliore amica e confidente. Un giorno però gli sfugge di mano e scivola giù per la tazza del water, raggiunge le fogne dove incontra un vecchio misterioso ed un gruppo di giocattoli ed animali abbandonati.
Ciò che colpisce fin dalle prime battute di Love & Peace è il ritmo, succedono un sacco di cose nelle due ore di durata ed i due piani narrativi, quello della carriera dell’ex perdente e del mondo del sottosuolo, nel loro scorrere parallelo riescono a mantenere ben alta la tensione. Sono ci ha abituati ad un varietà di stili e di opere diverse, ma qui è per certi versi irriconoscibile, e non è un giudizio di valore, manca ad esempio un certo elemento selvaggio ed eccessivo che spesso aveva caratterizzato il suo cinema, anche quello più recente. Questa edulcorazione soprattutto nella prima parte dà al lungometraggio un tono leggero, aiutato anche dalla musica, che sembra quasi un ibrido fra Burton/Wes Anderson/Nakashima.
Come si diceva sopra, la storia scorre benissimo e assai veloce, le due ore passano praticamente senza pesare ed in un batter d’occhio ed è questa forse la caratteristica più riuscita della pellicola. Per il resto, Love & Peace non offre altri grandi motivi di sorpresa.Sul piano stilistico è forse dove da Sono ci si sarebbe aspettati qualcosa di più – in un film come Tokyo Tribe. per esempio, leggero per sua stessa natura, c’era comunque un tocco autoriale non indifferente, il lungo ed elaborato piano sequenza iniziale ad esempio – anche se le sequenze nel sottosuolo fra animali e giocattoli abbandonati sono, nella loro surrealtà, l’eccezione. Anche la storia in sé in fin dei conti e pur nella follia del regista che ben conosciamo, prosegue il suo sviluppo lungo binari abbastanza preordinati e prevedibili e il senso d’attesa tanto bene costruito nella prima parte del lungometraggio – forse mai Sono aveva creato una tensione narrativa così riuscita – sfuma e si annacqua nel prestabilito dell’ultima parte dove si risolvono i nodi della storia.
La storia, scritta dallo stesso regista già circa 25 anni fa, è una rielaborazione molto personale della fiaba dei giocattoli dimenticati in salsa kaiju eiga classico, con una spruzzata parodistica verso il biopic rock. Pur essendo un fantasy- rock-tokusatsu, è interessante vedere come Sono riesca ad inserire legami con l’attualità e la cronaca, ancora una volta il nucleare, le Olimpiadi di Tokyo 2020 e l’ossessione con lo stadio per l’evento.
Sono è spesso molto abile a tirar fuori il meglio dai propri attori, ricordiamo che è stato proprio lui a lanciare giovanissimi Sometani Shōta, Nikaidō Fumi e Mitsushima Hikari solo per citare i casi più famosi. Questa volta, però, le prestazioni sono nella norma. Certo, Hasegawa Hiroki è bravo nell’interpretare il personaggio del perdente che diventa una rock star sempre mantenendo però in trasparenza una debolezza impacciata interiore. Anche il veterano Nishida Toshiyuki, qui in un ruolo tagliato su misura per lui, fa il suo dovere ma non risplende troppo. Alla fine le migliori prestazioni sono quelle delle voci (giapponesi) del gatto giocattolo, della bambola Maria e del robot.
In definitiva Love & Peace è un film che per sua natura tende e tenderà a dividere.C’è chi lo considera uno dei migliori di Sono, alla pari di Love Exposure, Suicide Circle o Cold Fish e chi invece, come chi scrive, pensa che sia un buon film ma non all’altezza, neanche lontanamente, delle migliori opere del regista giapponese. [Matteo Boscarol]