Entaku – Kokko, hitonatsu no imajin (円卓 – こっこ, ひと夏のイマジン, The Round Table)
Entaku – Kokko, hitonatsu no imajin (円卓 – こっこ,ひと夏のイマジン, The Round Table). Regia: Yukisada Isao. Soggetto: dal romanzo di Nishi Kanako; sceneggiatura: Ito Chihiro; fotografia: Fukumoto Jun; montaggio: Imai Tsuyoshi; musica: Meina Co.; suono: Ito Hironori; personaggi e interpreti: Ashida Mana (Uzuhara Kotoko, “Kokko-chan”), Ito Shu (Possan), Aoyama Misato (Riko, Mako e Tomomi), Yashima Norito (il padre), Hano Aki (la madre), Ishida Ayumi (la nonna), Hira Mikijiro (il nonno), Maruyama Ryuhei (l’insegnante). prodotto da: Fujikado Hiroyuki, Yoshizawa, Takahiro; durata: 113 minuti; uscita nelle sale giapponesi: 21 giugno 2014.
Basato su un romanzo di Nishi Kanako del 2011, The Round Table è un film di Yukisada Isao la cui storia si sviluppa attorno al personaggio di Kokko, una bambina di 8 anni.
Kokko è simpatica, piena di idee, decisa, intraprendente, persino un po’ fastidiosa nel suo tono da “saputella”: un personaggio a tratti strabordante, interpretato in maniera eccellente da Ashida Mana, giovanissima star. La piccola fa parte di una famiglia numerosa, i cui membri vivono tutti insieme in un piccolo appartamento di Osaka: il padre, la madre, il nonno e la nonna, e le tre sorelle gemelle di Kokko: Riko, Mako e Tomomi.
Non succede nulla di eclatante nel film di Yukisada, se non le piccole cose di ogni giorno, viste attraverso gli occhi di una bambina. Kokko va a scuola, si confronta con le amiche, partecipa ai pranzi e alle cene di famiglia, sogna ad occhi aperti, supportata da un nonno saggio che la aiuta con consigli filosofici di cui lei fa tesoro.
Il tono del regista è leggero, ma si parla comunque del grande tema che è il rapporto tra il mondo dell’infanzia e quello degli adulti, della “sete” di individualità, di quanto costi crescere.
Il personaggio di Kokko mi ha riportato alla mente quello di Moe, nel drama Going my home di Koreeda Hirokazu, del 2012. Di certo non l’unico esempio di personaggio-bambino nella filmografia di Koreeda (indimenticabili i quattro giovani interpreti di Nobody Knows), ma quello che mi sembra forse il più vicino alla impavida protagonista del film di Yukisada. Anche Moe era un bambina decisa, un po’ scontrosa, a volte pareva quasi ostile nei confronti di quei genitori – la madre soprattutto – tanto occupati dalla loro quotidianità; ma anche per lei risultava evidente il conflitto di una personalità a confronto con le insidie del diventare grandi e del dover affrontare tante emozioni nuove e sconosciute.
Così come nel film di Koreeda, anche Kokko in The Round Table si fa dare una mano dalla fantasia, dispensata con affetto, insieme a buoni consigli, dal mentore per eccellenza, il nonno buono e paziente. In una generale atmosfera da commedia si “toccano” come di sfuggita questioni importanti: il compagno di classe sud coreano, l’incontro con lo strano personaggio avvolto in una tutina aderente, che risulterà poi essere stato fermato dalla polizia come “pervertito”. Accenni a temi che tentano di spostare il film su un binario di maggior profondità, ma che ci riescono solo in parte.
Ciò che rimane è la straordinaria presenza scenica del personaggio interpretato da Ashida Mana, dalla cui immaginazione scaturiscono animali fantastici, parole che prendono vita sullo schermo (accenno alla comunicazione e al rapporto con il mondo attorno a sé…), e i cui atteggiamenti sembrano a volte indicativi di una personalità decisamente compatibile con il mondo di apparenza, di predominanza mediatica, nel quale viviamo. Come quando si benda un occhio per imitare una compagna di scuola che ha un effettivo problema di vista, o quando sostiene che imita le persone non per ferirle, ma perché ritiene sia un comportamento cool.
Una bambina dei nostri tempi, la piccola Kokko: mi ha suscitato simpatia e disagio al tempo stesso. [Claudia Bertolè]