Rip Van Winkle no hanayome (リップヴァンウィンクルの花嫁, The Bride of Rip Van Winkle)
Nanami (Kuroki Haru) incontra un uomo tramite la rete e presto si sposa con lui. Non ha parenti e per non sfigurare affitta delle comparse presso un agenzia “risolvitutto” gestita da Amuro (Go Ayano). Poco tempo dopo, Nanami pensa che il marito abbia una relazione clandestina e si rivolge nuovamente all’agenzia di Amuro affinché svolga delle indagini sul marito. La situazione si complica – cerco di non svelare troppo la trama – e Nanami è costretta a cercarsi una casa e un lavoro. Sarà l’onnipresente Amuro a proporle di vivere in una casa apparentemente abbandonata insieme a una delle comparse che aveva partecipato al suo matrimonio come finta parente. Fra le due donne, entrambe segnate dalle durezze della vita nonostante la giovane età, si sviluppa una grande empatia affettiva che sconfina nell’amore. Ma la realtà è molto diversa dalle apparenze.
Iwai Shunji, dopo i successi degli anni novanta, come Love letter e Swallowtail, e ancora All about Lily Chou-Chou del 2001, si è preso una lunga parentesi dalla regia, interrotta solo da un documentario su Fukushima e dal film in inglese Vampire del 2011. Ora torna a un film di fiction in piena regola con una storia fantastica da lui stesso scritta e sceneggiata.
Nonostante il fatto che in molte scene la confezione sia un po’ fine a se stessa (e le tre ore della versione “director’s cut” risultano francamente un po’ tante), resta il fatto che Iwai sa girare e il film nel suo complesso si vede. Speriamo sia l’inizio di un nuovo ciclo destinato a migliorare.
Grande prestazione di Kuroki Haru che, pur mantenendo il suo tipico profilo dimesso e timido fino al punto da non riuscire a far sentire la sua voce (i suoi allievi a scuola le regalano provocatoriamente un microfono), dispiega le sue capacità da protagonista, confermandosi come una delle grandi attrici giovani del cinema giapponese contemporaneo. [Franco Picollo]