WIFE OF A SPY (Supai no tsuma, KUROSAWA Kiyoshi, 2020)
Vincitore del Leone d’Argento alla 77a Mostra del Cinema di Venezia 2020 – presentato al Busan International Film Festival 2020 e al San Sebastian International Film Festival 2020 – in programma al 18° Asian Film Festival (Roma, 2021)
Prima visione: Giappone (NHK) 6 giugno 2020
★★★
Ambiguità, sguardi, verità relativa e commistione di generi: il film di Kurosawa Kiyoshi, realizzato per la televisione giapponese, è un ritratto composito.
La vicenda ha luogo negli anni dal 1940 al 1945, in un Giappone sempre più militarizzato, in un mondo in caduta libera verso il conflitto bellico. Satoko è la moglie di Yusaku, un commerciante di Kōbe: apparentemente solare e allegra, la donna diventa sospettosa nei confronti del marito del quale è molto innamorata, quando questi torna da un viaggio in Manciuria – dove è venuto a conoscenza di segreti militari che lo hanno segnato profondamente – e nella loro vita appare una donna misteriosa. Nel frattempo Satoko e il marito hanno anche ritrovato un vecchio amico, Taiji, che ha fatto carriera nella polizia militare.
Apparentemente solare, si diceva. Le sequenze che introducono il personaggio femminile (a cui dà vita una splendida Aoi Yū), la ritraggono nell’interpretazione di un film amatoriale realizzato dal marito. Sullo schermo, durante la proiezione domestica per gli amici, appare in bianco e nero il viso di Satoko con una maschera sugli occhi, che di lì a poco verrà fatta scivolare, svelando lo sguardo della donna. La protagonista del film di Kurosawa è fin da subito un personaggio affascinante quanto ambiguo. I personaggi maschili, al suo confronto, risultano di minor impatto, anche se l’interpretazione del marito da parte di Takahashi Issey convince: a tratti sfuggente, sempre fin troppo elegante, in un passaggio in particolare un raggio di luce lo investe dall’alto e lo isola illuminandolo, di fianco a una (fin troppo) metaforica scacchiera. Il locale in cui si trova è ampio e le zone buie, per contrasto, sembrano l’habitat ideale per i demoni prodotti dall’inconscio.
Le ombre si fanno più cupe sui personaggi nella seconda parte del film, così come lo sguardo “altro” della macchina da presa che sembra, in certi passaggi, spiare i protagonisti travolti dagli eventi. L’uso che il regista fa dello spazio comprime idealmente le figure in inquadrature frammentate dall’uso delle luci, così come fisicamente: Satoko verrà rinchiusa prima nella cassa di una nave nel tentativo di fuggire all’estero – innescando un meccanismo di paura crescente nel quale Kurosawa Kiyoshi è maestro -, successivamente in un ospedale psichiatrico, dietro pesanti porte sbarrate.
Il regista indugia anche su un certo sviluppo romantico, che prende avvio dal classico triangolo amoroso con frustrazione (perché, chiaramente, Taiji è ancora innamorato della ragazza che ha conosciuto in gioventù e che ha sposato l’amico), per spostarsi poi sulla coppia, e in particolare sulle dinamiche di fiducia reciproca in un momento storico di forti pressioni.
Wife of a Spy potrebbe essere definito un dramma storico nel quale si fondono elementi di generi diversi, dal noir al film di spionaggio. Non mancano rimandi al cinema classico del periodo, come il riferimento a un non meglio definito “ultimo film di Mizoguchi Kenji”, o quello, emozionante, al film che i due coniugi vanno a vedere in sala, vale a dire Priest of Darkness (Kōchiyama sōshun, 1936) di Yamanaka Sadao, il giovane cineasta il cui messaggio eversivo gli costò la condanna al fronte, proprio in Manciuria, dove perse la vita.
Claudia Bertolé
Titolo originale: スパイの妻 (Supai no tsuma); regia: Kurosawa Kiyoshi; sceneggiatura: Hamaguchi Ryūsuke, Nohara Tadashi, Kurosawa Kiyoshi; montaggio: Hidemi Lee; fotografia: Sasaki Tetsunosuke; scenografia: Norifumi Ataka; musica: Nagaoka Ryosuke; interpreti: Aoi Yū (Satoko), Takahashi Issey (Yusaku), Higashide Masahiro (Taiji), Bandō Ryōta, Tsunematsu Yuri, Sasano Takashi; produzione: NHK Enterprises, CVI Entertainment; durata: 116’.