classici1-1845135

SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

ITO (Itomichi, YOKOHAMA Satoko, 2021)

JAPANESE FILM FESTIVAL ONLINE
14 – 27 febbraio, 2022

★★★


itomichi-poster-1752630

«Dicono che la propria storia sia il paesaggio del proprio percorso di vita, ma la mia storia non si vede da nessuna parte». Fin dalla voice over con cui si apre Ito, la regista Yokohama Satoko rappresenta la crisi identitaria della protagonista come offuscato scollamento del singolo dall’ambiente (la montagna sullo sfondo che più volta ritorna e incombe sulla ragazza, quasi a coprirle gli orizzonti), come difficoltà  del riflettersi in uno spazio visibile (nello specchio di un camerino, prima oscurato, poi riflettente il volto). 

La timida studentessa Ito, con un traumatico lutto materno alle spalle e un lieve difetto nell’articolare le parole, sarebbe una brillante suonatrice di shamisen – la chitarra in legno a tre corde della tradizione giapponese – ma, infastidita dalle pressioni familiari, non sembra dare troppa importanza alla musica, finchè nuove amicizie strette in un particolarissimo maid cafè non la incoraggeranno a esprimere se stessa. 

Partendo dai suoi luoghi d’origine – la prefettura di Aomori – Yokohama scandisce un delicato coming of age a spartito libero, che fa dello shamisen il timbro ritmico e il cuore battente della narrazione. Lo strumento per risvegliare i sentimenti e le corde dell’emotività troppo a lungo trattenuta da Ito. La cassa di risonanza che ne sollecita, e solletica, il percorso di crescita e di riappropriazione del vissuto affettivo precocemente interrotto – il contatto con la madre perduta, possibile solo nella dimensione del sogno – e nuovamente rilanciato, nel rapporto via via più complice con una compagna di scuola. 

Per ritrovare una sensibilità e una propria voce attraverso l’espressione musicale («quando parla ad alta voce, sembra di ascoltare musica classica», dice di Ito un insegnante della scuola). Affrontando  con inedito coraggio – nel climax della performance musicale – il palcoscenico della dimensione sociale, che finalmente riscatta l’introflessione del privato, sciogliendo i vincoli della timidezza e di un’insicurezza impacciata.

L’ambientazione curiosa, ultrapop e naïf del maid cafè, rifugio per nerd con poco carisma  tra devote e sorridenti cameriere in costume, sorta di spurio “Double R” diner lynchiano versione manga e  teen-jap, con sfogliatine di mele al posto della cherry pie («È l’imitazione che fa girare il mondo», spiega il proprietario), è funzionale a ritrarre il ricettacolo di umanità precaria e scombiccherata che vi ruota attorno: l’elegante e serafico maggiordomo Kudo; la madre single Sachiko, che fa da chioccia educatrice e protettiva per Ito (arrivando a diventarne una rediviva seconda madre, nel gesto di pettinarle i capelli); Tomomi, socievole ragazza che ostenta vivacità e sorrisi per nascondere problemi di autostima.

Se i toni sono sinceri, lo sviluppo non sempre è in grado di tener vivo l’interesse, rischiando le secche della noia in alcuni segmenti un po’ statici e faticosi. Tanti temi sono appena accarezzati e non trovano vero sbocco oltre estemporanee notazioni sceniche: tradizione vs modernità, dialetti e folklore vs linguaggio ufficiale, condizione di sottomissione vs affermazione individuale della donna, che la forma dramedy di Yokohama non sa decidere se risolvere nei toni scherzosi e disinvolti della weird comedy o negli accenti acuminati della critica sociale (la molestia di un cliente). Ma va bene così: al piccolo e personale film di Yokohama è giusto abbandonarsi con spirito sereno, empatia e leggerezza intelligente, senza chiedere di più.

Daniele Badella 


Titolo originale: いとみち (Itomichi); regia e sceneggiatura: Yokohama Satoko; soggetto: dal romanzo di Koshigaya Osamu; fotografia: Yanagishima Katsumi; montaggio: Fushima Shinichi; musiche: Watanabe Takuma; interpreti: Komai Ren (Soma Ito),Toyokawa Etsushi (Soma Koichi), Yokota Mayu (Tomomi), Nakajima Ayumu (Kudo), Kurokawa Mei (Sachiko); produzione: Matsumura Ryuichi; durata: 117’; prima europea: 27 Giugno 2021, Far East Film Festival 23.

CONDIVIDI ARTICOLO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *