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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

BLUE (Blue, YOSHIDA Keisuke, 2021)

SPECIALE FAR EAST FILM FESTIVAL 23 (UDINE, 24 Giugno – 2 Luglio 2021)

Film in concorso

★★★½


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Urita e Ogawa si conoscono fin da piccoli e le loro strade sembrano correre parallele come le corde del ring: entrambi pugili di professione, i due boxeur hanno però destini diversi perché alla maniacale perfezione e conoscenza di tutti i colpi e delle tecniche da manuale di Nobuto, che tuttavia non gli consentono di vincere, fa da contraltare il dramma della demenza di Ogawa, devastato dai troppi pugni ricevuti che gli presentano il conto con perdite di memoria e altri danni cognitivi. Le vicende dei pugili sono tenute assieme da Chika. Oltre a essere la donna di Ogawa conosce entrambi dall’infanzia e vorrebbe che i due pugili appendessero i guantoni al fatidico chiodo. Infine Narazaki, personaggio divertente che aspira a imparare la boxe per far colpo su una ragazza nella sala di pachinko (il tipico gioco d’azzardo giapponese) in cui lavora ma che poi trova una motivazione che lo spingerà a prendere la boxe “sul serio”.

Evidentemente ai selezionatori del FEFF la box su celluloide piace perché nella rosa dei film presentati in competizione, oltre al fluviale Underdog di Take Masaharu, praticamente due film in uno per una durata totale di oltre 4 ore e 30 minuti, troviamo anche Blue di Yoshida Keisuke, autore già presente al FEFF negli anni passati con Himeanole (2016), un film dedicato al tema del bullismo. Leggiamo che il regista ha praticato la nobile arte per molti anni e che quindi ha attinto al suo vissuto per scrivere e girare Blue

Come sempre anche questo film non sfugge alla metafora del ring come palestra di vita, del combattimento in cui l’avversario finisce per essere nient’altro che se stesso, come se il pugile facesse a pugni con la propria ombra. Inoltre, a differenza di altri sport, la box più di ogni altra disciplina sportiva, racchiude in sé una componente sacrificale, una mortificazione della carne e del corpo che nessun altro sport, forse, possiede. Insomma, salire sul ring è un po’ come percorrere una via crucis che può portare sulla croce oppure lasciare segni profondi nel corpo e nella psiche, ferite che non rimarginano e che rendono i pugili, paradossalmente, così fragili e folli nello stesso tempo, possenti e poi indifesi come dei bambini. Yoshida mette in scena queste fragilità con alcune scelte registiche particolarmente efficaci come per esempio il “paesaggio nella nebbia” che avvolge Ogawa sulla sua bicicletta e che sembra penetrare anche nella sua testa provata da troppi colpi, ma soprattutto nell’articolare e incrociare tre figure di pugili, come lo erano anche in Underdog, ma qui con un approccio decisamente meno retorico. “Passion and talent are different” dice Ogawa che probabilmente incarna il talento, mentre la passione che anima il perdente Urita finisce per contagiare il neofita Urika, sublimando su se stesso la vera essenza della boxe.

Valerio Costanzia 


Titolo originale: ブルー(Blue); regia e sceneggiatura: Yoshida Keisuke; fotografia: Shida Takayuki; montaggio: Seino Hideki; musica: Kamimura Shuhei; interpreti: Matsuyama Kenichi (Urita Nobuto), Kimura Fumino (Amano Chika), Emoto Tokio (Narazaki Tsuyoshi), Higashide Masahiro (Kazuki Ogawa); produzione: Okada Makoto, Kimura Toshiki.; durata: 107’; prima proiezione giapponese: 9 aprile 2021.

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