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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

THE BLUE DANUBE (Kimajimegakutai no Bonyarisenso, IKEDA Akira, 2020)

Presentato nella sezione Harbour dell’edizione online dell’International Film Festival di Rotterdam (2 – 6 giugno 2021)

★★★

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Il villaggio dove vive Tsuyuki è in guerra con quello sull’altra sponda del fiume da lungo tempo, nessuno ricorda la ragione dello scoppio delle ostilità, ma la comunità adempie ogni giorno con zelo ai propri doveri militari, dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio. 

«Non so più che minaccia fosse, ma ogni giorno è peggio», sostiene il maggiore durante l’adunata del mattino, quella che dovrebbe motivare le truppe allo scontro. Gli uomini non hanno altra scelta se non essere soldati, così come le donne sono per lo più mogli devote (ripudiate e rimpiazzate senza troppi scrupoli nel momento in cui non siano in grado di garantire una prole che possa assicurare nuovi soldati alla causa) o madri che celebrano figli dispersi. Tsuyuki però non è solo un militare, ma ha la passione per la musica e quindi armato della propria tromba, fa di tutto per entrare nella piccola banda militare che vede sfilare al mattino attraverso il paese. 
Ikeda Akira, già vincitore del Tiger Award all’IFFR nel 2014 per il suo Anatomy of a Paper Clip, ha uno stile che attinge a piene mani da certa ironia surreale – viene senza dubbio in mente Kaurismaki, ma non solo, anche la celebre sfilata dei ragazzini di fronte alla rigida insegnante che controlla che il taglio di capelli sia rispettoso delle tradizioni del paese in Yoshino’s Barber Shop di Ogigami Naoko del 2004 sembra un evidente richiamo. E costruisce il proprio film concentrandosi sugli schemi sociali assurdi, sulla vita che si ripete celebrando il senza senso, sulla burocrazia imperante, sul susseguirsi di giorni tutti uguali. Il regista, come già nel precedente film citato, ha uno sguardo critico su una società che sembra dominata dall’alienazione, dalla mancanza di empatia.
Ikeda organizza una vera e propria parata di personaggi dal sapore macchiettistico che si muovono come automi, dal maggiore che perde la memoria, a suo figlio che approfitta della propria condizione di privilegiato per rubare e rimanere impunito, fino all’ottusa soldatessa-receptionist che accoglie i nuovi arrivati (personaggio stupendamente universale), e alla donna bizzarra che serve al ristorante dove Tsuyuki ogni giorno si reca a pranzare (interpretata da Katagiri Hairi, un volto noto e particolare: tra i tanti ruoli voglio ricordare quello di Midori in Kamome Diner, del 2006, di Ogigami Naoko). La ricerca della soluzione ironica basata sull’impassibilità delle espressioni dei volti, sui dialoghi e sull’assurdità del contesto, tipica del regista, non sempre però raggiunge il risultato sperato. 
In questo scenario di uomini-automi annichiliti da schemi e regole che la comunità subisce senza opporsi («È inevitabile» è il “mantra” che viene ripetuto spesso) e di una guerra che mostra tutta la sua inutilità, la musica sembra rappresentare un contrappunto, una via di fuga. Il potenziale della musica, e dell’arte in generale è uno dei temi centrali del film: le difficoltà di Tsuyuki nell’individuare la sede nella quale si riuniscono i membri della banda di suonatori, che in effetti è uno spazio angusto illuminato dall’alto attraverso una grata, ne lasciano intendere la secondarietà rispetto alle esigenze ben più sentite che riguardano l’addestramento alla guerra. Ma in definitiva il potere della musica sarà dirompente.  An der schönen, blauen Donau di Johann Strauss, il brano di riferimento, è quello sul quale Tsuyuki si esercita, in riva al fiume, nel tempo libero dopo il “lavoro”. E saranno proprio le note del celebre pezzo a creare un improbabile, ma forse possibile ponte con il mondo altro, nemico per antonomasia, al di là del fiume. 
Claudia Bertolé
Titolo originale: きまじめ楽隊のぼんやり戦争 (Kimajimegakutai no Bonyarisenso); regia, sceneggiatura e montaggio: Ikeda Akira; fotografia: Ikeda Naoya; musica: Kamimura Shuhei; interpreti: Maehara Kō (Tsuyuki), Konno Hiroki, Nakajima Hiroki, Shimizu Naoya, Katagiri Hairi; produzione: Honma Hideyuki; durata: 105’; prima uscita in Giappone: 4 novembre 2020 (Tokyo FILMeX).
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