TOUCHING THE SKIN OF EERINESS (Bukimi na Mono no Hada ni Sawaru, HAMAGUCHI Ryūsuke, 2013)
SPECIALE HAMAGUCHI RYŪSUKE
★★★
Chihiro e Naoya sono due studenti che praticano una particolare forma di danza, più simile a una raffinata performance corporea in cui i corpi dei due ballerini, sotto l’occhio attento del loro maestro (interpretato dal celebre ballerino e coreografo Jareo Osamu) “dialogano” tra loro sfiorandosi. Chihiro, che ha perso il padre, ha un fratellastro maggiore, Togo, con cui vive un rapporto apparentemente normale, aiutato in questo anche da Satomi, la ragazza di Togo. Ma è con Naoya che Chihiro intrattiene una relazione quasi metafisica, sempre più strana e ambigua in cui realtà, finzione, e superstizione si sovrappongono e conducono il film verso un finale inaspettato.
Prima di avventurarsi nell’opera fiume di Happy Hour, Hamaguchi fa uscire questo film, della durata di un’ora, siglato al termine da un to be continued che, ci sembra, per ora disatteso. Touching The Skin of Eeriness è un film non semplice – non che gli altri del nostro richiedano meno impegno spettatoriale – caratterizzato da un intreccio frammentario che lascia spazio a non poche ambiguità, avaro nella presentazione dei personaggi, laddove invece, nella maggior parte della sua filmografia, i suoi dialoghi esistenziali etico-morali plasmano la forma-cinema saturando ogni interstizio dello schermo come se fossimo in uno dei contes moreaux rohmeriani.
Se dovessimo trovare una parola chiave per entrare nel cinema di Hamaguchi forse questa potrebbe essere Gioco (del destino e della fantasia). Hamaguchi gioca nel mescolare palcoscenico e realtà (come nelle 4 ore di Intimacies), verità e finzione, come nella sequenza in esterni, in cui Chihiro, steso a terra in strada, sembra reduce da un incidente. Gioca, con uno slancio estatico, quando i due corpi di Naoya e Chihiro imbastiscono una danza sinuosa e sensuale, quando la spina dorsale di uno dei due attira l’attenzione dell’altro spostando così il tone of voice del film verso un côté di realismo magico, con strani amuleti “arcaici”. Ma è anche un gioco dello sguardo che si concretizza nella capacità di slittare impercettibilmente tra fuoco e fuori fuoco privilegiando un corpo anziché un altro. L’amuleto, se così possiamo chiamarlo, è un ciondolo dalla forma di pesce, ma non uno qualsiasi, bensì il Polypterus Endlicheri, un pesce che, nella sua evoluzione, ha mantenuto delle particolari forme preistoriche. Questo piccolo, misterioso, amuleto finisce con il diventare un elemento drammaturgico protagonista di diversi snodi narrativi, soprattutto nel finale, ma anche nel consolidare, semmai ce ne fosse bisogno, il legame tra i due ragazzi: all’inizio è Chihiro che dice al suo amico di avere un bollo in testa come il pesce; poi, in un dialogo particolarmente intenso, che entrambi sono pesce e acqua e, quindi, uno non può fare a meno dell’altro: “You’re the fish and I’m the water”. Come in The Depths anche in questo film Hamaguchi innesta sulla “pelle” del titolo quell’inquietudine ulteriore che fa virare il finale del film verso la detection di un bacio mortale dato sulla pelle che resta però, tuttora, irrisolto. Confidiamo in una prossima ripresa.
Valerio Costanzia
Titolo originale: 不気味なものの肌に触れる (Bukimi na Mono no Hada ni Sawaru); regia: Hamaguchi Ryūsuke; sceneggiatura: Takahashi Tomoyuki; fotografia: Sasaki Yasuyuki; musica: Nagashima Hiroyuki; interpreti: Sometani Shota (Chihiro), Shibukawa Kiyohiko (Togo), Ishida Hoshi (Naoya), Seto Natsumi (Satomi), Mizukoshi Ayumi (Azusa), Osamu Jareo (insegnante Kondo), Kawai Aoba (detective donna), Murakami Jun (Moto); produzione: Jonai Masayoshi, Hamaguchi Ryūsuke, Kitahara Go, Okamoto Hideyuki; durata: 54’; uscita: 1° marzo 2014.