ARISTOCRATS (Anoko wa kizoku, SODE Yukiko, 2020)
JAPANESE FILM FESTIVAL ONLINE
14 – 27 febbraio, 2022
★★★★
I riflessi della metropoli, una ragazza di classe, una cena di famiglia (molto ricca) in cui l’atmosfera trasuda quel senso di oppressione causato dal doversi adeguare a schemi rigidi, senza alternative.
La giovane regista Sode Yukiko, dopo i precedenti Mime-mime (2008), premiato al festival di Vancouver, e Good Stripes (2015), che si aggiudicò il premio Shindo Kaneto per i registi emergenti, torna a parlare di donne, ma non solo. Il film, tratto dal romanzo omonimo di Yamauchi Mariko, è sì il ritratto di due figure femminili – e anche una commedia romantica – ma è soprattutto un interessante spaccato del class system giapponese, delle sue regole, dei suoi rituali, della sua inesorabilità.
Hanako arriva alla cena di famiglia con la ferale notizia di aver rotto il proprio fidanzamento e questo, è chiaro, la pone in una posizione delicata: i famigliari non esitano a spingerla verso un matrimonio combinato, con qualche rampollo loro pari. La questione si fa ossessiva, la regola va rispettata. Così Hanako incontra diversi pretendenti e infine si imbatte in Koichiro, partito perfetto, discendente di una famiglia di politici. I due si frequentano. Koichiro però è anche legato a una ragazza di più umili origini, Miki. Che è bella, ha dei sogni, ma le sue condizioni economiche li rendono di difficile realizzazione. Le due donne, per il tramite di un’amica di Hanako che ha scoperto la tresca, avranno un incontro chiarificatore (al limite del surreale), prima dell’inevitabile matrimonio.
«A Tokyo incontri solo persone della tua classe», l’amica di Hanako non ha dubbi. Gli universi non si compenetrano. Con una fotografia impeccabile e una altrettanto curata composizione delle inquadrature, Aristocrats rende evidente il confronto tra universi: quello di Hanako e dei suoi riti di selezione, quello per certi versi allo stesso modo ripiegato su se stesso di Miki, il cui padre, nemmeno lui, ha dubbi: «Sei una donna, dovresti cucinare».
Le regole patriarcali e sociali limitano tutti coloro che sono o si sentono costretti ad adeguarsi a esse (Koichiro, figura per certi versi ambigua, finirà comunque per seguire la tradizione di famiglia, entrando in politica): di certo le donne sembrano essere le vittime predestinate. Le amiche di Hanako, sempre curatissime, che in apertura si ritrovano a fare salotto disquisendo dell’uomo perfetto, filosofeggiando: «Non deve salvare il mondo, deve portare fuori l’immondizia e cambiare pannolini», di lì a poco le ritroviamo sposate e in attesa di eredi. Esemplificativo anche il gesto di Koichiro, che pone la mano sul capo di Hanako come se si trattasse di un cane, forse perché è un gesto normale nei confronti delle donne di famiglia, ma che, se inizialmente viene accettato con educata condiscendenza dalla donna, a un certo punto sarà fonte di fastidio.
La protagonista del film di Sode è un personaggio al limite del naïf per gran parte della vicenda, l’attrice Kadowaki Mugi ne rende al meglio il modo di porsi educato ed estremamente rispettoso dell’etichetta. Hanako cercherà però a un certo punto di riprendere in mano la propria vita, anche allontanandosi da quel matrimonio-gabbia che oltretutto non avendo lei, come ci si sarebbe aspettato, dato alla luce alcun erede, è ormai inviso alle famiglie.
Tokyo, infine, ci appare come la vera protagonista: compartimentata nei suoi mondi non comunicanti, scintillante di riflessi notturni, scenario di piccoli e grandi conflitti. Una città da attraversare in taxi incrociando per caso la propria rivale che pedala tranquilla in bicicletta.
Claudia Bertolé
Titolo originale: あのこは貴族 (Anoko wa kizoku); regia: Sode Yukiko; sceneggiatura: Yamauchi Mariko (romanzo), Sode Yukiko; fotografia: Sasaki Yasuyuki; musica: Watanabe Takuma; interpreti: Kadowaki Mugi (Hanako), Mizuhara Kiko (Miki), Kora Kengo (Koichiro), Ishibashi Shizuka, Yamashita Rio; produzione: Toshikazu Nishigaya, Nishikawa Asako, Aya Miyamoto; durata: 124’; prima proiezione in Giappone: 26 febbraio 2021.