MAME DAIFUKU MONOGATARI (OKITA Shūichi, 2013)
SPECIALE OKITA SHŪICHI
★★★
Le elezioni sono alle porte e i vari candidati si sfidano a colpi di comizi, promesse e strategie di potere. Solo che i politici in questione in questo cortometraggio sono dei dolci, dalla classica torta panna e fragole, al suama, dal sofisticato macaron, al mame daifuku, un dolce giapponese di lunga tradizione. L’ufficio elettorale di quest’ultimo è però turbato dalla mancanza di crescita e di sostegno da parte del pubblico che preferisce rivolgersi a qualche proposta più innovativa.
Proiettato assieme al making of in una sala della capitale giapponese, il Jinbōchō Theater, alla fine del 2013 per circa una settimana, Mame daifuku monogatari, letteralmente: la storia del mame daifuku, è circolato in seguito sul canale giapponese Wowow che ha quindi permesso di ottenere al film una più ampia visibilità. Questo anche perché, pur trattandosi di un cortometraggio, è il lavoro che Okita Shūichi ha realizzato dopo il successo ottenuto con i suoi due precedenti lungometraggi, Kitsutsuki to ame (The Woodsman and the Rain) del 2011 e Yokomichi Yonosuke (A Story of Yonosuke) del 2103, opere che di fatto ne hanno lanciato definitivamente la carriera, sia in patria che a livello internazionale.
Nato da un numero speciale di un settimanale, un cosiddetto mook (magazine + book= mook), pensato dall’attrice e modella Kikuchi Akiko e a cui collaborarono gli stessi Okita e Maeda Shirō, qui autore della sceneggiatura, Mame daifuku monogatari è una sorta di divertissement in forma di cortometraggio con cui il regista ed i suoi collaboratori, da una parte, celebrano il loro amore, specialmente quello dichiarato di Kikuchi, per il dolce mame daifuku, e, dall’altra, si prendono gioco del teatrino delle elezioni giapponesi, specialmente quelle locali, in cui si vedono spesso i vari candidati sfilare e riempire di frasi fatte e facili promesse le vie dove pontificano con le loro macchine e camioncini.
Pur non avendo praticamente nessuna pretesa artistica, il livello di comicità surreale che il lavoro riesce a raggiungere in certi frangenti è davvero esilarante e quasi disorientante. Mame daifuku, il dolce e politico, che dopo essere stato a letto con una avvenente giornalista si fuma una sigaretta, oppure il livello di passione che una delle collaboratrici del suo partito politico, interpretata da Kikuchi, gli dimostra anche dopo la caduta di popolarità, sono due momenti che riescono a toccare livelli di comicità non-sense quasi all’altezza del cinema di Ishii Katsuhito, specialmente quella vista in Cha no Aji (The Taste of Tea, 2004) o Naisu no mori (The First Contact – Funky Forest, 2006).
Quasi a dichiarare la leggerezza della storia e di tutto il progetto, gli ultimi 5 minuti del lavoro, che è lungo in totale solo 20 minuti, vale la pena ricordare, sono dedicati ad una scena, a la Zatōichi (Zatoichi, 2003) di Kitano Takeshi, dove tutti gli interpreti del film si ritrovano in un piccolo parco a ballare sulle note di una canzone dei Kicell, il gruppo musicale giapponese che fornisce la colonna sonora del lavoro.
Matteo Boscarol
Titolo originale: 豆大福ものがたり (Mame daifuku monogatari); regia: Okita Shūichi; soggetto: Kikuchi Akiko, Maeda Shirō, Okita Shūichi; sceneggiatura: Maeda Shirō; montaggio: Okita Shūichi; fotografia e luci: Michikawa Akiyuki; musica: Kicell; interpreti: Kikuchi Akiko, Kuroda Daisuke, Eren, Sasaki Daisuke, Nakajima Ayumu, Mori Maki, Shiga Kōtarō; produttore: Tateishi Yoshitaka; durata: 20’; data di uscita in Giappone: 23 ottobre 2013.