LE BUONE STELLE – BROKER (Broker, KORE’EDA Hirokazu, 2022)
In una notte piovosa una ragazza lascia il proprio bambino davanti a una baby box allestita nei pressi di una chiesa. Il giorno dopo, però, la giovane ritorna alla ricerca del figlio e lo trova con Sang-hyeon e Dong-soo, due ‘mediatori di buona volontà’ che sostanzialmente sfruttano la baby box e lucrano sui neonati abbandonati trovando coppie senza figli che, dietro lauto compenso, ne diventino i genitori adottivi.
Due sguardi ‘esterni’ aprono e chiudono l’ultimo film di Kore’eda: la giovane madre che, nelle primissime sequenze, sotto una pioggia scrosciante, deposita con cura il piccolo davanti alla baby box, ha addosso a sé occhi che ne scrutano i movimenti; nel finale del film è una soggettiva dall’interno di un automezzo, nel quale è appesa, sotto allo specchietto retrovisore, la fotografia della ‘famiglia’. Due sguardi che isolano e racchiudono, il primo – che verrà svelato essere quello della detective Soo-jin – una giovane madre e il suo neonato, il secondo il gruppo familiare immortalato, se pur nella sua temporaneità.
Nel primo film ambientato in Sud Corea, presentato in concorso al Festival di Cannes (e che è valso il premio come miglior attore a Song Kang-ho, oltre ad aver ricevuto il premio della Giuria ecumenica), Kore’eda prosegue il cammino nel mondo dei rapporti di famiglia. La vicenda ha origine da una moderna ‘ruota degli esposti’: luogo inevitabilmente carico di suggestione, nel quale trova riparo una vita e al quale vengono affidate, spesso in forma di messaggi scritti, memorie, speranze ed emozioni di chi decide di compiere quel passo. Nel film Noriko’s Dinner Table, del 2006, Sono Sion rende tutto il magnetismo di uno spazio simile – là si tratta di un semplice locker che però custodisce i frammenti di una memoria familiare inventata da una delle protagoniste che lì ripone oggetti di altre persone, trovati per strada – trasformandolo attraverso una sequenza fortemente onirica in un utero metallico nel quale trova protezione il feto di un neonato. Kore’eda nel suo Le buone stelle – Broker sceglie una via più aderente alla realtà, ma non sfugge che lo spazio della baby box sia da subito posto in risalto: nella notte in cui la vicenda prende avvio è il luogo illuminato, che emerge dall’oscurità come un faro e aprendone lo sportello si viene investiti da un fascio di luce ancora più calda che proviene dall’interno.
I protagonisti della vicenda seguono, sembrerebbe, la ‘regola’ delle contrapposizioni maschile/femminile tipiche di diverse opere del regista. In questo caso, forse sulla scia di quell’indagine sulla verità relativa alla quale il regista aveva dato spunto in Il terzo omicidio, apparenza e sostanza interagiscono in maniera speculare nei tratti dei personaggi. Da una parte due uomini, Sang-hyeon e Dong-soo, che appaiono in certi momenti quasi ingenui o addirittura romantici, se pur nella consapevolezza del contesto sostanzialmente illegale nel quale operano; dall’altra donne provate da esperienze di vita drammatiche – la ragazza madre – o ‘indurite’ da una quotidianità fatta di lotta al crimine, che rivelano aspetti inattesi della personalità. Con riguardo alle figure femminili mi sono sembrati emblematici due passaggi: nella sequenza di apertura del film, il gesto della poliziotta scontrosa che si avvicina al neonato appena abbandonato, lo solleva e lo inserisce amorevolmente nella baby box, e, verso il finale, in uno dei momenti condivisi durante il viaggio, un’inquadratura di So-young nella quale il capo della ragazza, per come viene ripresa, appare incorniciato come da una aureola, quasi la raffigurazione di una improbabile moderna Madonna.
La vicenda di Le buone stelle – Broker si sviluppa come un road movie – il che è una novità per Kore’eda – nel quale sono incastonate derive thriller, spunti da love story e in cui non mancano intermezzi ironici. Questi ultimi riguardano in particolare il bambino che si unisce alla bizzarra compagnia e che, oltre a mettere in evidenza un giovanissimo eccellente attore dai modi spontanei, sono una riprova delle doti del regista quando si tratti di riprendere i più piccoli.
Kore’eda con questo suo ultimo film ha optato per ambientazione, lingua, attori coreani, oltre che per un direttore della fotografia, Hong Kyung-pyo, noto per le collaborazioni con registi come Bong Joon-ho o Lee Chang-dong. La sua poetica minimale sembra a tratti messa alla prova da ‘inserti’, e ritmi, quelli della cinematografia coreana d’esportazione, più incalzanti. A pensarci non è un ‘esperimento’ nuovo per Kore’eda: in Le verità la presenza della diva Deneuve si poneva come elemento catalizzatore di attenzioni e quindi a suo modo deflagrante – ma allo stesso tempo stimolante – per una poetica normalmente concentrata sulle piccole cose della vita. Nel caso di Le buone stelle – Broker la ‘diva’ con cui confrontarsi potrebbe proprio essere rappresentata dal cinema coreano, con il quale il regista sembra avere l’intenzione di sviluppare un’interazione creativamente proficua.
Claudia Bertolé
Titolo originale: 브로커(Broker/Beurokeo); regia soggetto e sceneggiatura: Kore’eda Hirokazu; fotografia: Hong Kyung-pyo; montaggio: Kore’eda Hirokazu; suono: Choi Tae-young; musica: Jung Jae-il; interpreti: Song Kang-ho (Sang-hyeon), Gang Dong-won (Dong-soo), Bae Doo-na (Soo-jin), Lee Ji-eun (So-young), Lee Joo-young (Detective Lee), Im Seung-soo (Hae-jin), Park Ji-jong (Woo-sung); produzione: Eugene Lee, Zip Cinema; prima uscita Corea: 8 giugno 2022; durata: 129’.