A FALSE STUDENT (Nise daigakusei, MASUMURA Yasuzō, 1960)
SPECIALE MASUMURA YASUZŌ E WAKAO AYAKO
SONATINE CLASSICS
di Dario Tomasi
Le lotte studentesche dello Zengakuren che segnarono gli anni Cinquanta e Sessanta, rivolte soprattutto contro l’Ampo (il trattato di sicurezza nippo-americano) che di fatto poneva il Paese sotto l’ombrello militare statunitense e faceva del Giappone un avamposto in Oriente del capitalismo occidentale, ebbero una notevole influenza nella nascita del Nuovo cinema giapponese degli anni Sessanta, la cosiddetta Nūberu Bāgu (del resto, alcuni dei suoi esponenti, come Ōshima Nagisa e Hani Susumu, avevano attivamente preso parte alle iniziative del movimento). Se tale influenza passava attraverso una generale affermazione di nuovi valori all’insegna dell’individualismo, in forte contrasto con quelli del Giappone tradizionale, in alcuni film, gli attivisti del movimento assurgono al ruolo di veri e propri personaggi, come accade, tra gli altri, in Racconti crudeli di gioventù (1960), Notte nebbia del Giappone (1960), entrambi di Ōshima, Dry Lake (Shinoda Masahiro, 1960) e A Full Life (Hani, 1962). Diversamente da ogni intento apologetico, questi film hanno un approccio critico nei confronti del movimento studentesco, verso i suoi eccessi e il suo schematico ideologismo, ponendosi come una sorta di “critica della sinistra all’interno della sinistra”. Il falso studente, tratto da un’opera del futuro premio Nobel Ōe Kenzaburō, rappresenta il contributo di Masumura a questa tendenza.
Hirokichi (Fujiō Jerry) fallisce per l’ennesima volta il test d’ammissione all’università. Non avendo il coraggio di rivelare la verità alla madre vedova, che vive nella lontana provincia, Hirokichi finge con tutti di aver superato l’esame e acquista una divisa studentesca. Entrato in contatto con gli attivisti di sinistra dell’università, si unisce alle loro riunioni, anche perché attratto dalla giovane Mutsuko (Wakao Ayako). Arrestato durante una manifestazione, è subito rilasciato dalla polizia, che ha scoperto la sua falsa identità di studente, ma anche la fragilità della sua ideologia. Sospettando di averli traditi, i suoi compagni, sospettando di essere traditi, lo sequestrano e sottopongono a diverse violenze e soprusi. Le indagini della polizia porteranno a un processo che si risolverà in un nulla di fatto, se non per lo stesso Hirokichi che vedrà distrutto il proprio equilibrio psichico e finirà in un manicomio.
Girato con toni cupi e drammatici, e uno stile segnato da frequenti angolazioni dal basso, effetti di profondità di campo, stacchi a 180° ed “immagini ostruite”, Il falso studente è un film complesso e articolato che mette in scena l’Odissea e la discesa agli inferi di un giovane, venuto a Tokyo per studiare, che tenta, all’interno dell’Università e dei militanti cui si unisce, di costruirsi una famiglia (”Assomigli a mia madre”, dirà a Mutsuko, la giovane di cui si innamora), anche se ciò significa mentire, sia fingendo di essere uno studente, sia fingendo di essere un comunista. L’importanza che la menzogna assume nel film, è evidenziata anche dalla scena in cui Hirokichi ricostruisce davanti agli attivisti l’arresto di un loro compagno, aggiungendovi una serie di inesistenti particolari che da un semplice testimone lo trasformano, quasi, in un eroico protagonista.
Il film pone chiaramente il rapporto fra la Legge e le necessità della Rivoluzione. Centrale a questo riguardo il personaggio del padre di Mutsuko, quel Jiro Takagi, ex docente universitario, che fu arrestato negli anni del Fascismo per la sua attività politica. Ricordando quell’epoca, l’uomo affermerà che coloro che lo avevano arrestato sostenevano che per difendere la nazione e la razza giapponese avrebbero anche infranto la Legge, come infatti fecero portando così il paese alla tragedia della guerra. Ed è proprio ispirandosi ai principi del padre, che Mutsuko deciderà di abbandonare il gruppo degli attivisti di cui era parte, non condividendone l’opportunismo e l’ipocrisia.
La parte centrale del film è quella della reclusione di Hirokichi da parte dei militanti del movimento studentesco, che vede fra i carcerieri anche la stessa Mutsuko. Le immagini del giovane, legato a una sedia, col volto tumefatto, mentre la ragazza lo imbocca prima di imbavagliarlo di nuovo, hanno quasi un sapore S&M, che da un parte anticipa certi sviluppi del cinema di Masumura, e dall’altro bene realizza il rapporto fra i due personaggi centrali: lo sprovveduto Hirokichi, da una parte, che, di umili origini, arrivato dalla campagna si sente solo e indifeso, avvertendo la necessità di una guida (“Farò quel che mi dici”, aveva detto nel corso di una precedente scena alla ragazza), e Mutsuko, dall’altra, una giovane donna di città che appartiene a una famiglia di intellettuali, la cui consapevolezza e coscienza delle cose finiranno con l’avere la meglio, spingendola a fare quel che riterrà giusto, rigettando la violenza – e le falsità – dei suoi compagni, e finendo così col seguire le orme del padre.
Titolo originale: 偽大学生 (Nise daigakusei); regia: Masumura Yasuzō; soggetto: dal romanzo di Ōe Kenzaburō, Gishō no toki ( Il momento della falsa testimonianza); sceneggiatura: Shirasaka Yoshio; fotografia: Murai Hiroshi; montaggio: Nakashizu Tatsuji; musica: Mayuzumi Toshirō; interpreti e personaggi: Mutsuko (Wakao Ayako), Hirokichi (Jerry Fujio), Kida Yasuo (Fujimaki Jun), Kyōsuke (Funakoshi Eiji), Soratani (Itami Jūzo); produzione: Daiei: prima uscita giapponese: 8 ottobre 1960; durata 94’.