THE LONG EXCUSE (Nagai iiwake, NISHIKAWA Miwa, 2016)
Speciale Nishikawa Miwa
di Claudia Bertolé
Un film che gravita attorno a una assenza, e che, come spesso accade nella cinematografia giapponese, prende spunto dalla morte e dalla necessità di venire a capo del senso di vuoto profondo che ogni perdita porta con sé, per analizzare i rapporti umani.
Kinugasa Sachio è uno scrittore famoso, un uomo egocentrico, che tradisce la moglie Natsuko, la donna che, in apertura, si trova alle sue spalle e gli sta tagliando i capelli. Di lì a qualche tempo però, e proprio mentre si trova in compagnia di una giovane amante, riceverà la notizia dell’improvvisa morte di Natsuko, coinvolta nell’incidente dell’autobus sul quale viaggiava insieme a un’amica, e dovrà da qual momento affrontare la nuova situazione determinata dalla tragica perdita, mantenendo le apparenze di un matrimonio felice (quale, di fatto, non era più quello insieme a Natsuko).
La prima sequenza del film riprende un uomo al quale una donna sta tagliando i capelli. Lui è rivolto verso lo specchio, lei si trova alle sue spalle. Chiacchierano, si intuisce una relazione, un legame. La particolarità, che colpisce, è che i loro sguardi finiscono per incrociarsi sempre al di fuori dell’inquadratura o nel riquadro dello specchio, in un altrove che introduce una nota dissonante, un senso di distanza, nel tessuto del dialogo. L’uomo è spesso ripreso in primo piano, la figura di lei sullo sfondo, immagine inquadrata nella cornice riflettente. La scrittrice/regista Nishikawa Miwa ci presenta i personaggi della storia – tratta da un suo romanzo ispirato dagli eventi tragici del 2011 – dicendoci già molto di loro. Un uomo che ama apparire in primo piano, una donna che in un qualche modo ne rappresenta il sostegno, una coppia che è ormai solo il ‘riflesso’ di un’unione salda. L’assenza tragica di Natsuko svelerà l’instabile equilibrio tra pretesa e sentimento nella relazione tra marito e moglie. Inoltre, proprio con l’impegno profuso da Sachio nell’aiutare l’altro vedovo (il marito dell’amica di lei) con i figli piccoli, si introduce il tema della famiglia, che in questo caso (chiaro rimando alle strutture familiari non istituzionali di diversi film di Koreeda, come Father and Son o Little Sister) assume la forma di famiglia ricomposta e ‘allargata’ con due figli e (quasi) due padri. Lo stile è curato (da notare la presenza di Yamazaki Yutaka, direttore della fotografia) in questo che è a tutti gli effetti un dramma familiare, nel quale i rapporti dello scrittore con i figli del nuovo amico danno vita a momenti ironici e anche teneri, soprattutto grazie alla bravura dei due piccoli attori (che ricordano certi ‘bambini saggi’ dei film di Koreeda). Il personaggio di Sachio, interpretato da un convincente Motoki Masahiro (l’avevamo visto protagonista principale in Departures di Takita Yōjirō, film premio Oscar del 2009), è un uomo egoista, centrato su se stesso. È anche decisamente un bugiardo, tratto caratteriale che sembra accomunare diversi dei personaggi cinematografici disegnati nel tempo dalla regista. Mente alla moglie, ma a ben vedere anche a se stesso: proprio il titolo fa riferimento alla ‘lunga scusa’ rappresentata dall’accudire i figli dell’amico per non dover affrontare il vuoto causato dalla perdita della moglie, che era comunque un riferimento importante della sua vita.
Titolo originale: 永い言い訳 (Nagai iiwake). Regia: Nishikawa Miwa; soggetto: dall’omonimo romanzo di Nishikawa Miwa; fotografia: Yamazaki Yutaka; montaggio: Miyajima Ryūji; interpreti e personaggi: Motoki Masahiro (Kinugasa Sachio), Fukatsu Eri (Kinugasa Natsuko), Pistol Takehara (Omiya Yoichi), Fujita Kenshin (Omiya Shinpei), Shiratori Tamaki (Omiya Akari), Horiuchi Keiko (Yuki); prodotto da: Nishikawa Asako, Yose Akihiko, Kawashiro Kazumi. Uscita in Giappone: 14 ottobre 2016. Durata: 123’.