UNDER THE OPEN SKY (Subarashiki sekai, NISHIKAWA Miwa, 2020)
SPECIALE NISHIKAWA MIWA
di Claudia Bertolé
La regista, che già in opere precedenti come Dreams for Sale (2012) oppure The Long Excuse (2016) aveva portato in superficie i disagi profondi e le conflittualità umane, anche in questo caso propone una riflessione amara sulla società giapponese, sulla difficoltà dei singoli a superare comodi pregiudizi dietro i quali nascondere le proprie incertezze e sull’inadeguatezza del sistema nel correggere le ingiustizie.
Mikami è un uomo di mezza età che dopo tredici anni di carcere per omicidio viene rilasciato. Ha trascorso gran parte della vita come affiliato alla yakuza – i tatuaggi lo testimoniano – e i suoi comportamenti risentono dei codici in uso nella malavita organizzata del passato, ormai superati. Mikami vorrebbe ritrovare la madre, dalla quale era stato separato da bambino: per questo motivo si mette in contatto con Tsunoda, un giovane che lavora per una rete televisiva. Nel frattempo si dà da fare per trovare un lavoro e tentare così di integrarsi in un contesto sociale che però si dimostra non esattamente disponibile.
Il titolo originale del film di Nishikawa Miwa, adattamento di un romanzo di Saki Ryūzō, è Mondo meraviglioso: di certo pare un accenno ironico, perché di meraviglioso c’è poco nell’ambiente che accoglie il protagonista all’uscita dalla prigione. L’integrazione in una quotidianità normale, aggiornata rispetto a quella che aveva lasciato, non è semplice: Mikami all’inizio riprende a fare il sarto, attività imparata da giovane, poi vorrebbe lavorare come camionista, ma rifare la patente implica nuovi ostacoli da superare. Come il protagonista di Io, Daniel Blake (2016) di Ken Loach, Mikami si trova davanti un muro di gomma che lo respinge: anche quel sistema assistenziale che dovrebbe sostenerlo si dimostra distante e inconcludente e lo lascia in balia di un tessuto sociale che egli vive come un elemento estraneo, braccato dai demoni del passato.
Alcune relazioni, poche, si salvano dal disperante quadro sociale ed emerge quel concetto di famiglia non istituzionale, ma affettiva, caro soprattutto a Koreeda, raccontato in molti dei suoi film, da Nobody Knows (2004) a Father and Son (2013), fino all’ultimo Le buone stelle – Broker (2022). La “famiglia” di Mikami finisce per essere composta dalle persone che con lui stabiliscono rapporti che vanno al di là delle formalità. L’ex galeotto ha bisogno di un lavoro, di una casa, sicuramente, ma anche di calore umano per ricostruire quella dignità e fiducia nel mondo (cambiato) che lo circonda (tra i “buoni” che tentano di aiutarlo, anche la moglie dell’amico Tsutomu, Atsuko, interpretata da Kaji Meiko, iconica attrice negli anni Settanta. Tra i tanti film che di cui è stata protagonista, Female Prisoner Scorpion del 1972 di Ito Shunya e Lady Snowblood del 1973 di Fujita Toshiya).
Yakusho Kōji è straordinario come sempre e il suo Mikami ci appare un personaggio sfaccettato: a volte ansioso, altre ingenuamente entusiasta, in guerra con un passato importante e alla scoperta di un presente sconosciuto nel quale si trova costretto, per potersi integrare con i colleghi di lavoro, a deridere un ragazzo disabile, per poi scoppiare a piangere quando quest’ultimo gli regala dei fiori.
Una delle sequenze più intense – e che la regista in un’intervista ha ammesso aver ripreso quasi per caso, senza dare indicazioni particolari all’attore – lo ritrae seduto davanti alla finestra del proprio piccolo appartamento, lo sguardo rivolto all’esterno. Non c’è nulla, se non uno sguardo in quel momento così intrigante: gli occhi verso quel “cielo aperto” sotto al quale il nuovo Mikami sta disperatamente facendo di tutto per vivere, ma anche la fisica e percepibile presenza scenica del vecchio Mikami, quello alieno e nascosto.
Titolo originale: すばらしき世界 (Subarashiki sekai); regia: Nishikawa Miwa; sceneggiatura: Saki Ryūzō (romanzo), Nishikawa Miwa; fotografia: Kasamatsu Norimichi; musica: Hayashi Masaki; interpreti: Yakusho Kōji (Masao Mikami), Nakano Taiga (Tsunoda), Rokkaku Seiji (Matsumoto Ryosuke), Kitamura Yukiya (Iguchi Hisatoshi), Kimura Midoriko (Shimoinaba Masuko), Nagasawa Masami (Yoshizawa), Meiko Kaji (Shōji Atsuko); produttori: Nishikawa Asako, Ito Taichi, Kitahara Eiji; durata: 126’; prima proiezione in Giappone: 11 febbraio 2021.