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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

WONDERWALL (Wanda woru, MAEDA Yuki, 2020)

SPECIALE JFF+ INDEPENDENT CINEMA

15 dicembre 2022-15 giugno 2023 disponibile a questo link

di Valerio Costanzia

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Wonder Wall è una sorta di upgrade cinematografico dell’omonimo dramma televisivo intitolato Wonderwall: a Regional Drama from Kyoto che la regista Maeda Yuki ha realizzato nel 2018. Il progetto, creato con la collaborazione della sceneggiatrice Watanabe Aya, prende avvio da una ricerca sul campo effettuata presso un vero dormitorio studentesco. 

Il dormitorio studentesco di Konoe, a Kyoto, sta per essere abbattuto: le sue condizioni sono, in effetti, fatiscenti (la struttura risale al 1913) ma nonostante questo gli studenti sono decisamente contrari a questa volontà espressa dai vertici dell’università. Nasce quindi un dibattito, a volte aspro, tra gli studenti e l’amministrazione che non intende retrocedere sulla decisione, anzi, erge un “muro” (da cui il titolo) nei confronti degli studenti. Questo muro prende forma plastica attraverso una vetrata che separa fisicamente gli studenti dal personale amministrativo, sordo alle loro richieste. A portare avanti le istanze studentesche è un gruppo formato sia da matricole – che sono decise a protrarre la lotta con fervore idealistico – sia da studenti anziani che fanno da portavoce e guidano, con maggiore fermezza e consapevolezza, la lotta contro la burocrazia rappresentata da un’arcigna impiegata soprannominata spregiativamente “Tetrapod”. Lo scontro tra studenti e università sembra trovare una possibile mediazione attraverso il personaggio di Kaori, sorella di Mifune, il “capo” degli attivisti, che va a creare un corto circuito tra le due parti.

Questione di mura, questione di muri: il film di Maeda Yuki pone al centro della riflessione il concetto stesso di barriera intesa non solo come separazione fisica tra due spazi, interni come nel caso dell’Università oppure esterni come gli storici muri della vergogna, da quello di Berlino al più recente, voluto da Trump, sul confine tra Stati Uniti e Messico mostrati nella prima parte del film. Ma la separazione non è solo fisica, anche se la barriera (1) che divide gli studenti dai burocrati è particolarmente efficace nel mostrare la distanza tra due mondi che non si parlano: è anche una distanza tra due modi di pensare e di concepire “il vecchio e il nuovo”, tra ciò che appare obsoleto, vecchio e inutile e ciò che invece nutre la memoria per guardare con lungimiranza al futuro. 

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1. Il muro della burocrazia

Come sottolinea la sceneggiatrice Watanabe Aya “Tutti invecchiamo. Proprio per questo, se pensiamo che il vecchio non abbia valore, stiamo maledicendo noi stessi. Ecco perché rispettare e proteggere anche un edificio antico, che non crea più valore economico, rispettare la storia che si è data in quel luogo e le persone che un tempo vi sono vissute, e apprezzare quei pensieri può essere legato all’idea stessa di prendersi cura del nostro io futuro”. Pur essendo un film di protesta – un film militante si sarebbe detto una volta – Wanderwall si apre come un’opera intimista: nei 6 minuti iniziali che separano l’incipit dai titoli di testa, la voice over di Kyupi ci dice che stiamo per assistere a una storia d’amore, non eccessivamente romantica ma neanche drammatica, una storia d’amore che – come vedremo più avanti e come l’incipit ci ha mostrato velocemente – è un amore fraterno, quello tra un fratello (Mifune Kosuke) e una sorella (Mifune Kaori) che sono sul lato opposto del muro (2).

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2. Fratelli: Kaori e di spalle Kosuke

Questo legame rappresenta uno snodo importante nella drammaturgia del film perché se da un lato, grazie al suo viso dolce, Kaori, sembra mostrare il volto umano della burocrazia, dall’altro la sua presenza mette a disagio il fratello, la guida degli studenti che protestano, il quale, fuggendo letteralmente dal confronto con la sorella, vede gravemente minata e messa in discussione la sua leadership presso il resto degli studenti, soprattutto Massara, lo studente più radicalizzato e intransigente. La regista rende efficacemente questo disagio attraverso movimenti di macchina a mano particolarmente delicati, con primi e primissimi piani sui volti dei ragazzi, in particolare di Kyupi che si ritaglia fin da subito un ruolo di narratore onnisciente. La rivelazione da parte di Kaori del legame di sangue con Kosuke mette in discussione quindi tutta la strategia della protesta ma, con la sorpresa di Kyupi, Kaori li esorta a continuare a combattere per i loro ideali poiché essi sono i depositari delle lotte portate avanti dagli studenti che hanno vissuto nel dormitorio prima di loro. A questa scena, dal tono delicato e raccolto, fa da contraltare quella successiva con la reazione violenta e rabbiosa di Massara che si scontra con Kosuki. Il climax qui è rappresentato dalla Cerimonia del tè: in seguito a una spinta di Kosuke, Massara fa cadere una catasta di libri che nasconde la scritta “armonia, rispetto, purezza e tranquillità” (Wa, Kei, Sei e Jaku) ovvero i quattro principi di Chanoyu lasciati dal maestro del tè Sen Rikyu. Gli animi si placano, mentre uno dei ragazzi si dedica, con estrema perizia alla cerimonia, sperando, forse, che sia di buon auspicio per le sorti del dormitorio: la loro sarà una battaglia persa oppure riusciranno a salvare il dormitorio di Konoe?


Titolo originale: ワンダーウォール (Wanda woru); regia: Maeda Yuki; sceneggiatura: Watanabe Aya; fotografia: Matsumiya Taku ; montaggio: Oba Hiroyuki; musica: Matsumiya Taku ; interpreti: Sudo Ren (Kyupi), Okayama Amane (Shimura), Mimura Kazunori (Massara), Nakazaki Haya (Mifune Kosuke), Wakaba Ryuya (Doreddo), Narumi Riko (Mifune Kaori); produzione: Spotted Production, Teraoka Tamaki; durata: 68’; prima uscita in Giappone: 10 aprile 2020

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