THE SOUTH BIRD CHASES THE DOG (Tsuibamu kuchibashi, WATANABE Asato, 2022)
CONTEMPORANEA – ANTEPRIME DAL GIAPPONE
di Matteo Boscarol
Attraverso una logica da sogno e con una costruzione narrativa sfaccettata, circolare e quasi surreale, The South Bird Chases the Dog indaga il dolore e la paura della protagonista nell’affrontare, forse, il proprio passato e un trauma che la tiene intrappolata.
Piena notte, in un ambiente urbano di periferia, un uomo gira in macchina con dei televisori nel bagagliaio cercando un cane smarrito. Una ragazza sta scappando, disperata, da qualcosa e corre a piedi nudi in mezzo alla strada deserta.
Ambientato quasi completamente in una notte, il film comincia come una sorta di labirinto dove succedono delle cose apparentemente senza relazione fra di loro. Un uomo in macchina sta cercando il suo cane, non sembra agitato, ma c’è nella sua espressione quasi un senso di distacco dalla realtà. Si ferma per chiedere se qualcuno abbia visto il suo animale domestico e quando apre il bagagliaio, scopriamo che sta trasportando una serie di televisori. Nel frattempo, una ragazza, Shiori, sembra essere inseguita da qualcuno e corre senza scarpe per una zona residenziale della città. Si ferma e con un’espressione di terrore sul viso si butta da un piccolo ponte in un fiume, ferendosi ad un piede. Shiori continua a scappare fino a quando giunge in un magazzino, trova una macchina aperta e si siede sul sedile. Mai, un’operaia che lì lavora e che ha appena finito il suo turno, la scopre e le due donne cominciano insieme un viaggio in macchina nella notte urbana.
Watanabe sceglie la forma del mediometraggio, rischiosa commercialmente, ma che apre delle libertà espressive altrimenti precluse, per costruire un lavoro labirintico – il suo debutto A Dobugawa Dream (Dobugawa bangaichi) del 2018 si muoveva sulle stesse tracce – che rifugge da un’interpretazione unica e finale. I primi dieci minuti sono praticamente senza alcun dialogo e anche quando le ragazze parlano, sembrano abitare due mondi completamente differenti, anche se si percepisce una forte empatia tra le due. Il loro è un incontro fra due solitudini, se infatti Shiori sembra essere intrappolata nel suo passato, un tempo circolare che ritorna e che gira attorno al trauma che ancora la perseguita, Mai pare alienata e sola nella fabbrica in cui lavora. Fin dalle primissime scene in cui appare sullo schermo, Mai non sembra far parte della piccola comunità di lavoratrici, ma se ne sta in disparte a fumare.
Entrambe le ragazze sono quindi, in modi diversi naturalmente, emarginate e chiuse nel loro mondo ed ogni comunicazione fra le due non sembra essere possibile, i dialoghi sono spesso freddi e a senso unico e avvengono in spazi separati, Mai alla guida e Shiori seduta sul sedile posteriore, ad esempio. Inoltre le due donne sono spesso mostrate attraverso riflessi su vetri e specchi, e come ha fatto brillantemente notare un recensore giapponese, la comunicazione da Shiori a Mai avviene come se stesse raccontando un sogno o una serie di racconti. Come si diceva, Shiori sembra essere intrappolata in una serie di riflessi e memorie personali, che ritornano circolari e che sono simbolizzate dalla serie di schermi televisivi che spesso vediamo durante tutto il mediometraggio. Al centro di questo delirio c’è la presenza dell’uomo in cerca del proprio cane, che ritorna, scompare, ritorna ancora, e di un incendio che ha bruciato il suo appartamento e ucciso la madre. La notte e il paesaggio notturno suburbano deserto, poche luci e soffuse, è il perfetto referente visivo di questo senso di smarrimento e di strada senza uscita, così come gli schermi televisivi affastellati l’uno sull’altro e le immagini che improvvisamente tremolano impercettibilmente donano al lavoro un senso di inquietante ed imminente sventura. Gli ultimi dieci minuti si svolgono in piena luce, la mattina seguente quando il mondo sfocato e confuso della notte è, forse e solo apparentemente, sopito e porta ad un finale aperto che indica come una possibile connessione fra i vari personaggi sia un portachiavi a forma di tucano.
Titolo originale: 啄む嘴 (Tsuibamu kuchibachi); regia e montaggio: Watanabe Asato; sceneggiatura: Watanabe Asato, Fukaido Suisui; fotografia: Nakajō Wataru; luci: Ōsako Hidenori; direzione artistica: Hatake Tomoya; produttore: Yamagishi Yūya; interpreti e personaggi: Yoshimi Marina (Nakajima Shiori), Mase Emiko (Yazaki Mai), Toyota Norio (uomo), produzione: Wagamama; distribuzione: Makotoya; durata: 52’; prima uscita in Giappone: 10 dicembre 2022.