OX-HEAD VILLAGE (Ushikubi-mura, SHIMIZU Takashi, 2022)
SONATINE CONTEMPORANEA
di Jacopo Barbero
Ox-Head Village segna il ritorno di Shimizu Takashi alla sua serie dei “villaggi del terrore”, iniziata nel 2019 con Howling Village, ambientato sull’isola di Kyūshū, e proseguita nel 2021 con Suicide Forest Village, ambientato nei pressi della celebre foresta di Aokigahara, alle pendici del monte Fuji. Questa terza pellicola, come le due precedenti, è ambientata in un’area presumibilmente infestata e, in particolare, presso l’abbandonato Hotel Tsubonu (nei pressi di Uozu, prefettura di Toyama), per anni ritenuto come un luogo paranormale, in particolare dopo la misteriosa sparizione, nel 1996, di due studentesse recatesi a esplorare la zona, i cui corpi vennero rinvenuti solo molti anni a seguire. Shimizu, naturalmente, fonda il suo film proprio su queste premesse.
Tre studentesse filmano e trasmettono in live streaming la loro esplorazione di un hotel abbandonato. Due di loro fanno indossare per gioco alla terza una maschera dalle sembianze di mucca e la costringono a entrare in un ascensore. La ragazza, però, è aggredita da una forza malvagia e scompare. Il video delle ragazze diventa virale e attrae l’attenzione di Kanon, una studentessa che assomiglia molto alla giovane scomparsa. Con l’aiuto dell’amico Ren, Kanon inizia a investigare e si ritroverà ad affrontare spaventose forze paranormali legate all’inquietante passato della zona dell’albergo.
Shimizu, noto al pubblico internazionale in particolare per la saga horror Ju-On (avviata nel 1998 con i cortometraggi Katasumi e 4444444444) e per il suo remake americano The Grudge (2004), è tra gli autori fondamentali del j-horror contemporaneo, benché negli ultimi anni i suoi lavori (si veda, su questo sito, la recensione di Homunculus, 2020) abbiano seguito formule narrative più convenzionali, raggiungendo di rado la forza espressiva delle sue prime opere. Ox-Head Village non fa eccezione rispetto a questa tendenza, nonostante Shimizu riesca a creare una pregevole atmosfera di inquietudine e terrore, sfruttando in particolare le risorse espressive del sound design: gli effetti sonori disturbanti contribuiscono, infatti, a generare un costante senso di ansia e tensione, ulteriormente rafforzato dalla fotografia oscura e mortifera e dal notevole lavoro scenografico. Alla riuscita costruzione dell’ambientazione del film, tuttavia, non corrisponde uno sviluppo narrativo soddisfacente: le dinamiche tra i personaggi sono troppo esplicite fin dall’inizio, gli spaventi sono originati prevalentemente da jump scare e anche i presunti colpi di scena, in definitiva, risultano assai prevedibili. Il talento e la grande esperienza di Shimizu sono evidenti nella messa in scena di alcune sequenze particolarmente ben costruite e nella direzione degli attori (tra cui si distingue la giovane Kōki, figlia d’arte di Kimura Takuya), ma nel complesso Ox-Head Village si presenta come una pellicola horror piuttosto ordinaria, che potrà tuttavia soddisfare i fan irriducibili di Shimizu e delle sue storie fantasmatiche connesse a leggende urbane.
Titolo originale: 牛首村 (Ushikubi-mura); regia: Shimizu Takashi; sceneggiatura: Hosaka Daisuke; fotografia: Fukumoto Jun; interpreti: Kōki (Kanon), Hagiwara Riku (Ren), Takahashi Fumiya (Shota), Otani Rinka (Akina), Imou Haruka (Ayako), Riko (Mitsuki), Matsuo Satoru (Yamazaki Takeshi), Horiuchi Keiko (madre di Kanon), Tanaka Naoki (padre di Kanon), Maro Akaji (nonno di Kanon); produttore: Nakabayashi Chikako; durata: 115’; anno di produzione: 2022.