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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

THIRD TIME LUCKY (Mitabime no, shojiki, NOHARA Tadashi, 2021)

Sonatine Contemporanea

di Marcella Leonardi

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Quanta solitudine a Kobe. Il regista Nohara Tadashi, già co-sceneggiatore per Hamaguchi (Happy Hour, 2015) e Kurosawa (Wife of a Spy, 2020) fa della sua opera prima un atto d’amore nei confronti della città natale, filmata nella sua malinconia funebre e crepuscolare, colta nel passaggio delle stagioni.

Un gruppo di amici e familiari di mezza età, tra traumi, delusioni e disillusioni, si interroga sui propri sentimenti e desideri rivelando una condizione esistenziale di malessere e disagio relazionale. L’arrivo di Naruto, giovane affetto da amnesia, sconvolge ulteriormente le loro vite, in particolare quella dell’appassita Haru, che in lui riconosce un figlio surrogato con cui colmare il vuoto lasciato da un precedente aborto spontaneo.

Bianca, vuota, talora sfocata, altre volte ripresa con la macchina da presa inclinata, a simboleggiare uno stato di perenne deragliamento e vertigine, la città di Kobe è protagonista e osservatrice triste. Con le sue strade notturne, le stazioni di periferia, le spiagge battute dal vento, custodisce i segreti di personaggi abbandonati a se stessi, muti e smarriti. Figure che, come direbbe Naruse, “sembra stiano per soccombere ma poi non lo fanno”: sopportano il quotidiano annidandovi sottili follie, indossano sul volto, in maschere attonite, l’alienazione e la ripetitività di vite e gesti che celano dolori, spesso mai rivelati. Talvolta cedono a  impulsi violenti e autolesionisti per difendere ciò che resta del proprio desiderio, anche solo l’ombra di esso: quasi a voler impedire che la vita svanisca sotto il peso di un oblio.
Nohara indugia in dialoghi lunghi e sospesi nel tempo; isola momenti di confessione, ma le rivelazioni sono ormai diafane, già morte. Le voci, monotone, non tradiscono alterazioni emotive, mentre le parole fluiscono perdendo peso. I traumi del passato, le tragedie individuali non sono più incendi, ma piccoli fuochi lontani; i personaggi vi si allontanano gradualmente, quasi in stato di trance. Memore della filosofia di Ozu, secondo il quale “esiste una sensibilità, non una grammatica” (del cinema), il regista chiede ai suoi interpreti di guardare in macchina, lasciando che le conversazioni in campo/controcampo diventino anche il luogo d’incontro intimo con lo spettatore.

Quella di Nohara è una regia di stati d’animo, in cui lo spazio – sia il diafano paesaggio naturale, che la claustrofobia silenziosa degli interni – è specchio di una condizione interiore.
Le inquadrature, meticolosamente curate nella composizione, appaiono talvolta come installazioni di solitudini: esseri umani ed elementi della scenografia urbana sono osservati nella loro essenza, astratti dal proprio contesto funzionale. Se i ruoli sociali e familiari schiacciano i protagonisti – mogli, madri, figli, mariti – inchiodandoli ad un destino di alienazione, Nohara cerca invece di liberarli, concedendo loro anche il dono della dimenticanza, come accade al giovane e amnesiaco Naruto. A lui il regista dedica la bellissima inquadratura d’apertura, che vede il suo profilo stagliarsi netto contro l’azzurro del cielo; mentre alla triste Haru, che ha “perso la testa” come spesso le rimproverano i familiari, Nohara lascia la sequenza prefinale: di spalle, la vediamo gettare una rosa in mare tra la pioggia. L’anima si abbandona, forse, alla propria inevitabile sfioritura. 

In un commento, il regista Kurosawa Kiyoshi ha finemente osservato: «In una città di provincia dove la comunità locale si è da tempo trasformata in un fantasma, questo film rivela chiaramente la tremenda angoscia e crisi che le persone comuni affrontano mentre cercano di vivere una vita normale. Qualcosa si è decisamente rotto. Ma allo stesso tempo, c’è anche speranza.» 

Titolo originale: 明け方の若者たち; Regia: Nohara Tadashi; sceneggiatura: Nohara Tadashi; fotografia: Kitagawa Yoshio; interpreti: Kawamura Rira (Haru), Kawamura Tomomi (Naruto) Demura Hiromi (Mikako); produzione: Takada Satoshi; prima uscita in Giappone: 3 novembre 2021; durata: 112′

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