MY BROKEN MARIKO (Mai burōkun Mariko, TANADA Yuki, 2022)
Sonatine Contemporanea
di Claudia Bertolé
Tratto dall’omonimo webcomic di Hirako Waka, My Broken Mariko si addentra nei territori del dolore per raccontare il dramma della perdita di una persona cara, l’angoscia di chi è vittima di continui abusi, ma anche la forza persistente, nonostante tutto, di un legame d’amicizia, e l’efficacia taumaturgica dei ricordi.
Shiino Tomoyo è una giovane donna che lavora. Un giorno, durante la pausa per il pranzo, apprende dal telegiornale che la sua amica Ikagawa Mariko si è suicidata lanciandosi nel vuoto dal quinto piano. Le due ragazze si conoscevano fin da piccole e Tomoyo aveva visto più di una volta l’amica coperta di lividi per i continui maltrattamenti di un padre violento che abusava di lei fin da bambina. Sconvolta, Tomoyo si reca a casa dei genitori di Mariko, dove trova il padre e la seconda moglie, li minaccia con un coltello da cucina, e trafuga le ceneri dell’amica. Parte poi con l’urna verso un luogo che insieme a Mariko si erano ripromesse di visitare insieme, per commemorare in qualche modo la memoria dell’amica.
Ancora una storia al femminile per Tanada Yuki che fin dal lungometraggio d’esordio Moon and Cherry (2004) e poi in One Million Yen Girl (2008) e Round Trip Heart (2015) ci aveva raccontato di donne alla ricerca di una propria individualità, decise a perseguire i propri obiettivi in un contesto spesso ostile e desiderose di affrancarsi da legami, anche familiari, complicati. La macchina da presa in apertura si muove avvicinandosi alla figura della ragazza e la isola, nel locale in cui sta pranzando, escludendo le altre persone e concentrandosi su di lei, sulla nuca e poi sul volto, nell’istante in cui la notizia della morte dell’amica la colpisce: da quel momento Tomoyo, le sue emozioni, i sensi di colpa e, soprattutto, i ricordi, sono al centro della narrazione, in un road movie dei sentimenti nel quale le sue urla e i suoi lamenti segnano l’incedere nel percorso di elaborazione del trauma.
Nella dissociazione dolorosa che la morte determina, Tomoyo tenta disperatamente una comunicazione con Mariko, si ostina a chiamarla a un cellulare che non risponde o a mandarle messaggi: saranno allora proprio le lettere di Mariko, quelle che le inviava da piccola e poi durante l’adolescenza e che Tomoyo quasi per caso ritrova, a confondersi con i ricordi in forma di frequenti flashback venendo a ri-comporre il quadro del legame profondo tra le due giovani donne. Un legame per certi versi faticoso, segnato dalle ferite fisiche – i lividi sul volto e sulle braccia, i tagli auto inferti sui polsi di Mariko – e psicologiche dell’abuso.
Gli altri personaggi della storia appaiono quasi di contorno, la regista indugia sui momenti condivisi dalle due ragazze e rende fugaci apparizioni tutti gli altri: il padre-mostro, il capo petulante, o un misterioso e gentile pescatore che soccorre Tomoyo quando, arrivata nella località sulla costa, viene scippata appena scesa dall’autobus. In alcuni momenti il ritmo accelera, con soluzioni che sembrano confermare il legame con l’opera da cui il film prende origine, come la sequenza in cui Tomoyo fugge dalla casa dei genitori di Mariko saltando dal balcone con l’urna delle ceneri dell’amica sotto il braccio, prima di guadare letteralmente un fiume per mettersi in salvo. Le corse improvvise, le grida, i lamenti di Tomoyo, persino il suo modo di ‘divorare’ il cibo in un bentō che le è stato offerto dal pescatore galante, rendono il travaglio di una donna ‘braccata’ da ricordi dolorosi, che il sorriso misto alle lacrime del finale fanno apparire ancora più umana.
Titolo originale: マイ・ブロークン・マリコ (Mai burōkun Mariko); sceneggiatura: Tanada Yuki, Mukai Kōsuke, adattamento del webcomic di Hirako Waka, regia: Tanada Yuki; fotografia: Takagi Fūta; interpreti: Nagano Mei (Shiino Tomoyo), Ikagawa Mariko (Nao), Kubota Masataka (Makio), Omi Toshinori (padre di Mariko), Yoshida Yō (Tamura Kyoko); produzione: Nagata Yoshihiro, Yoneyama Kanako, Kumagai Yu; uscita in Giappone: 30 settembre 2022; durata: 85’.