SOUP AND IDEOLOGY (Supu to ideorogi, YANG Yong-hi, 2021)
SPECIALE NIPPON CONNECTION
Francoforte 6 – 11 giugno 2023
di Claudia Bertolé
Presentato nella sezione Nippon Docs del festival di Francoforte, Soup and Ideology è il terzo atto di una storia familiare, quella della regista, in forma di documentario. A partire da una ricetta attorno alla quale si addensano nostalgia e ricordi, una figlia si confronta con lo sgretolarsi della memoria della madre e con le luci e le ombre che sono tutt’uno con la storia delle proprie origini.
Yang Yong-hi trascorre del tempo con la madre, Kang Jung-hee, dal momento in cui quest’ultima viene dimessa dall’ospedale a seguito di un’operazione. La famiglia della regista, che è nata a Osaka da genitori coreani, è fortemente simpatizzante per l’ideologia del Nord. I tre fratelli maschi sono in Nord Corea, partiti per volere del padre e per il tramite del programma di rimpatrio dei cittadini nordcoreani. Nel corso del film emergono ricordi che potrebbero spiegare in parte le motivazioni della scelta ideologica dei genitori di Yang. Allo stesso tempo però i ricordi sbiadiscono perché la mente della donna anziana, affetta dal morbo di Alzheimer, vacilla.
I due precedenti documentari di Yang Yong-hi si concentrano sulle vicende della propria famiglia: Dear Pyongyang (2005) racconta della visita della regista, insieme ai genitori, ai tre fratelli rimpatriati, Sona, the Other Myself (2009), è focalizzato sui momenti di incontro con la cugina, a Pyongyang. Il lungometraggio di fiction Our Homeland (2012) è anch’esso basato sulla storia della famiglia di Yang, alla quale si rimanda attraverso la vicenda di un uomo che visita la propria famiglia in Giappone, dopo un lungo periodo di esilio in Nord Corea. Di certo la storia del Paese diviso entra fortemente nelle dinamiche familiari, e interagisce con i sensi di colpa, i risentimenti, le incomprensioni, ma il film è anche in particolar modo una riflessione sulla memoria, e sulla perdita della stessa. È infatti un ricordo che occupa la sequenza di apertura: Kang Jung-hee va con la mente al massacro di Jeju, del 1948, alle donne e agli uomini che persero la vita a causa dell’esercito sudcoreano, alla tragedia della quale, giovanissima, fu testimone. È un ricordo che destabilizza, e che potrebbe aver determinato le simpatie dei genitori di Yang verso la Corea del Nord. I rapporti all’interno della famiglia si intuiscono tesi, anche se attorno alla preparazione del samgyetang (pollo riempito di aglio e cotto a lungo) l’atmosfera si fa quasi intima, i ritmi rallentano, la cucina diventa il luogo dell’incontro di Yang con la madre, un ritrovarsi al di là delle incomprensioni, in uno spazio condiviso e protetto. Purtroppo ciò avviene proprio mentre l’anziana si sta man mano allontanando dalla realtà, per rifugiarsi in uno spazio mentale nel quale si attendono parenti che non arriveranno.
Nella seconda parte del film, la regista appare sempre più spesso nell’inquadratura, sovente insieme alla madre e rende anche visivamente questo ideale tentativo di riavvicinamento. Nel film appare il compagno giapponese della regista, il padre in un flashback, e nei dialoghi con l’anziana vengono evocati come se fossero presenti familiari anche scomparsi. Il massacro di Jeju, ferita e simbolo di un contesto storico fortemente condizionante, viene riassunto in un fumetto, in chiusura e, insieme all’evocazione dello stesso evento tragico in apertura, racchiude entro un’ideale drammatica cornice la storia familiare.
Titolo originale: スープとイデオロギー(Supu to ideorogi); regia: Yang Yong-hi; fotografia: Katō Takanobu; musiche: Cho Young Wuk; interpreti: Kang Jung-hee, Yang Yong-hi, il compagno; produttore: Arai Kaoru; prima uscita in Giappone: 11 giugno 2022; durata: 118’.