ACQUA TIEPIDA SOTTO UN PONTE ROSSO (Akai hashi no shita no nurui mizu, IMAMURA Shōhei, 2001)
SPECIALE YAKUSHO KŌJI
Miglior attore Cannes 2023
di Jacopo Barbero
Acqua tiepida sotto un ponte rosso, presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2001, è l’ultimo lungometraggio diretto da Imamura Shōhei, morto nel 2006 dopo aver girato l’episodio conclusivo del film collettivo 11 settembre 2001 (2002). Tratto da un racconto di Henmi Yō, Acqua tiepida è un’allegra e sensuale commedia che riflette, con toni e atmosfere fiabesche, sul senso di alienazione che spesso pervade la società giapponese.
Sasano Yosuke, un colletto bianco disoccupato e in crisi coniugale, si trasferisce da Tokyo nella piccola città di Himi per cercare un tesoro nascosto decenni prima in una casa sul mare da un suo defunto amico. Lì l’uomo fa la conoscenza della misteriosa Saeko, giovane donna che vive insieme all’anziana madre nell’abitazione del tesoro, costruita nelle vicinanze di un ponte rosso. In un clima vagamente kafkiano, Saeko coinvolge Yosuke in un rapporto sessuale e l’uomo scopre che, a ogni amplesso, un copioso getto d’acqua esce dal corpo della donna e si ricongiunge al mare, attirando numerosi pesci e, conseguentemente, un folto gruppo di pescatori. Inizialmente perplesso, Yosuke si innamora della donna e decide di lasciarsi definitivamente alle spalle la propria vita precedente, lavorando come pescatore nella comunità locale.
Imamura – anche sceneggiatore con Tengan Daisuke e Tomikawa Motofumi, già suoi collaboratori per L’anguilla (Unagi, 1997) – realizza una divertita parabola sulla ritrovata vitalità di uomo medio giapponese logorato dalla vita urbana, dal lavoro nelle grandi corporation e dalle rigidità della vita familiare. Se nel film del 1997 il protagonista Yamashita Takuro, interpretato da Yakusho Kōji, passava da una moderna metropoli al Giappone rurale per macchiarsi di un brutale uxoricidio, lo Yosuke di Acqua tiepida – sempre interpretato da Yakusho, perfetto nel trasporre in volto lo spaesamento del personaggio – abbandona Tokyo alla ricerca di un misterioso tesoro che pare l’indice di un desiderio di ricongiungimento con se stesso e con la propria dimensione sensoriale e spirituale. Nella cittadina sul mare, Yosuke oltrepassa la soglia mistica del ponte rosso – colore che nella tradizione giapponese segnala, tra le altre cose, passione e forza vitale – e incontra Saeko, che lo libera dai vincoli della vita moderna e lo introduce a una sessualità liquida e florida, di benessere uterino e ricongiungimento panteista con la natura. Non è un caso che Imamura e gli sceneggiatori associno il personaggio di Saeko a numerose manifestazioni di vitalità, dal cibo all’acqua, dai pesci all’arcobaleno finale. In un’atmosfera surreale, enfatizzata dalla fotografia dai toni giallastri di Komatsubara Shigeru e dalle musiche stranianti di Ikebe Shin’ichirō, Yosuke diviene così il simbolo di un Giappone che tenta di ritrovare la propria vitalità perduta, sepolta sotto le rigidità gerarchiche, le formalità e gli stretti nodi delle cravatte impiegatizie, qui dissolti nella fluidità di un liberatorio squirting acquatico.
Titolo originale: 赤い橋の下のぬるい水 (Akai hashi no shita no nurui mizu); regia: Imamura Shōhei; sceneggiatura: Imamura Shōhei, Tengan Daisuke, Tomikawa Motofumi (dal racconto di Henmi Yō); fotografia: Komatsubara Shigeru; montaggio: Okayasu Hajime; musica: Ikebe Shin’ichirō; interpreti: Yakusho Kōji (Sasano Yosuke), Shimizu Misa (Aizawa Saeko), Baisho Mitsuko (Aizawa Mitsu), Fuwa Mansaku (Gen), Natsuyagi Isao (Uomi Masayuki), Kitamura Yukiya (Uomi Shintaro), Kojima Hijiri (Tagami Mika), Negishi Toshie (Sasano Tomoko), Sakamoto Sumiko (Yamada Masako), Taka Gadarukanaru (Tachibana Taizo), Mickey Curtis (Ohnishi Nobuyuki); produzione: BAP Inc., Catherine Dussart Productions, Comme des Cinémas, Eisei Gekijo, Imamura Productions, Maru Limited, Nikkatsu; durata: 119’; anno di produzione: 2001; prima mondiale: 19 maggio 2001 (in concorso al 54° Festival di Cannes); uscita in Giappone: 3 novembre 2001.