CINEMATIC LIARS OF ASAHI-ZA (Hama no asahi no usotsukidomo to, TANADA Yuki, 2021)
Sonatine Contemporanea
di Paolo Torino
Realizzato per il 50° anniversario della Fukushima Central Television, il film di Tanada mette al centro della narrazione il salvataggio di una sala cinematografica (l’Asahi-za) e tutto ciò che gravita attorno al cinema, inscrivendosi nel filone dei film dedicati a questa tematica come per esempio il nostro Nuovo Cinema Paradiso (Giuseppe Tornatore, 1998).
L’Asahi-za è una sala cinematografica che vanta una storia secolare nella prefettura di Fukushima. Il suo proprietario, Morita Yasuzo (Yanagiya Kyotaro), decide di cessare l’attività a causa dei problemi finanziari legati alla pandemia di Covid-19. Un giorno, come nelle fiabe, piomba dal cielo la giovane Mogi Riko (Takahata Mitsuki), che convincerà Yasuzo a non chiudere la sala, motivata dalla promessa fatta a Tanaka Mariko (Okhubo Kayoko), la sua insegnante.
Cinematic Liars of Asahi-za sembra un film diverso rispetto agli ultimi lavori della regista di Romance Doll (2020). Il formato televisivo fa sì che Tanada debba adattarsi a uno schermo piccolo e calibrare la propria regia su pochi movimenti di macchina: abbondano, infatti, le inquadrature a camera statica. Ai personaggi, quindi, l’onere di muoversi nello spazio filmico e di creare un montaggio interno che vede un attore entrare dal fuoricampo e accomodarsi “in campo” (fig.1). Durante l’arco della narrazione questo sistema è più volte reiterato, riportando alla mente i “trucchi” del cinema delle origini.
Fig. 1
La fotografia, invece, non accompagna la pacatezza della regia e flirta con il post-apocalittico. Se in Romance Doll, Tanada, con l’aiuto di Ryō Ohtsuka, crea una fotografia opaca, sfocata, poco nitida, in Cinematic Liars of Asahi-za, Masuda Yuji, si avvale di una palette bruciata composta da contrasti molto forti, più simile a una scala cromatica tipica di un’ambientazione post-apocalittica. Questa scelta può essere giustificata sia dal luogo in cui è stata girata l’opera, Fukushima, protagonista della calamità del 2011 sia dal periodo storico che l’opera racconta, ovvero quello successivo alla recente pandemia di Covid-19. Da questo punto di vista, a dispetto di quanto detto poco sopra, il lavoro di Tanada risulta essere coerente con la traiettoria del suo ultimo cinema, riuscendo comunque a basare l’impianto filmico su due elementi in forte contrasto tra loro: ad esempio, in Romance Doll c’è l’elemento dell’eros vs l’elemento della dolcezza sintetizzato nella frase finale del protagonista (“che moglie dolce e pervertita”); in My Broken Mariko (2022) l’elemento dell’assenza fisica si scontra con l’elemento della presenza (la mancanza dell’amica della protagonista vs le ceneri di quest’ultima).
I fantasmi di una nuova apocalisse, in questo caso la chiusura dell’Asahi-za, sono stati scacciati e questo anche grazie alla promessa che la protagonista fa alla sua insegnante, il cui rapporto è scandito dalla visione di film come, per esempio, The Blue Sky Maiden (di Masumura Yasuzō, 1957) e Missing Johnny (Huang Xi, 2017), ed è sicuramente peculiare la scelta di mostrare i dispositivi da cui i personaggi fruiscono delle opere: prima un supporto DVD e poi lo streaming. Ecco, senza dubbio un altro contrasto interessante.
Titolo originale: 浜の朝日の嘘つきどもと (Hama no asahi no usotsukidomo to); sceneggiatura e regia: Tanada Yuki; fotografia: Masuda Yuji; interpreti: Morita Yasuzo (Yanagiya Kyotaro), Mogi Riko (Takahata Mitsuki), Tanaka Mariko (Okhubo Kayoko), Bao (Sano Hiroki); montaggio: Miyajima Ryūji; musiche: Kato Hisaki; produzione: Murayama Akiko; uscita in Giappone: 10 settembre 2021; durata: 116’.