A GIRL IN MY ROOM (Sayо̄nara Konbanwa, TAKAHASHI Natsuki, 2022)
JFF + INDEPENDENT CINEMA
di Marcella Leonardi
“Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi”. A Girl in My Room mette in scena un evanescente romance, un sogno vivido in cui discorsi intimi si accendono del timido bagliore della giovinezza. A soli 25 anni, ispirandosi al manga di Yamamoto Chugaku, la regista Takahashi Natsuki realizza un lavoro appassionato e personale, un crocevia di mito e realtà, in cui il passato e il futuro respirano all’unisono.
La storia segue Yohei, un giovane dal cuore spezzato che viene lasciato dalla sua compagna. Una sera, all’improvviso, una ragazza fantasma appare nella sua stanza. Timida e gentile, la ragazza non ha mai sperimentato l’amore e si intromette nella vita di Yohei con le sue domande e la sua curiosità. Inizialmente impaurito, Yohei tenta di esorcizzarla; ma lentamente si affeziona a lei e la aiuta a ricordare il suo nome: la giovane si chiama Aisuke. I due trascorrono sempre più tempo insieme, come se Aisuke fosse viva, e tra loro nasce un sentimento.
A Girl in My Room è una piccola opera fantastica che guarda, con ironia, al mito giapponese degli yūrei realizzandone una versione delicata, da commedia sofisticata (più volte, guardando il film ho pensato all’intimità e pudore di un film come Il fantasma e la signora Muir, 1947, di Joseph L. Mankiewicz); ma è anche una lettera d’amore alla città costiera di Onomichi, in parte anch’essa fantasmatica, e alla gioventù che la abita, in un fragile equilibrio tra tradizione e modernità. I due ragazzi, corpi “estranei” nella dolcezza sonnolenta dei quartieri, corrono per la strada, discendono a perdifiato in bicicletta tra le piccole case, frequentano i bar e vanno al cinema (luogo dell’infanzia della protagonista). Il luccichio del mare sembra cullare il paesaggio e i suoi segreti, in una visione di eternità: l’affetto della regista per questi luoghi (immortalati da Ozu in Viaggio a Tokyo, 1953) la rende capace di estrarre una luminosità, una presenza spirituale che cogliamo in filigrana.
C’è tanta vita in un film come questo, che pure si interroga sull’essere e il morire, sulla giovinezza come stato di incertezza e disagio. In fondo Yohei e Aisuke provano gli stessi sentimenti – “per me è come se fosse viva”, dice Yohei – e abitano l’appartamento facendone lo spazio della propria sensibilità e un luogo di riscoperta delle emozioni. Se Aisuke non si è mai innamorata e non ha mai toccato il corpo di un ragazzo, Yohei sembra aver perso il senso del sacro nei confronti dell’amore. Takahashi è attenta a creare cornici interne all’immagine, affinché i corpi dei due giovani siano al sicuro, protetti dalle linee di una porta, da una parete, dal disegno geometrico di una finestra. Inoltre, la stanza è disseminata di piante e fiori: un profilmico che la regista posiziona ai margini dell’inquadratura, quasi a suggerire un’imminente rinascita e fioritura.
Tanta attenzione ai “luoghi del vivere” – la città/bozzolo accogliente, la camera/spazio interiore – denota la cura della regista nei confronti dei propri protagonisti, la sua responsabilità di custode della loro condizione spirituale. Takahashi corteggia la possibilità del dramma, ci lascia intuire la sofferenza dei suoi giovani ma sceglie di alleggerirla con tocchi di commedia, dimostrandosi particolarmente abile nel mescolare i generi. Tra scambi di battute, equivoci e gags che giocano con i tópoi dell’horror – Aisuke è una goffa versione della celebre Sadako, dai lunghi capelli neri e l’abito bianco – A Girl in My Room è un piccolo e misterioso racconto di formazione, e allo stesso tempo una dichiarazione d’amore per la sala cinematografica, dove i protagonisti tornano, nel finale, a sognare lo stesso sogno.
Titolo originale: 左様なら今晩は(Sayо̄nara Konbanwa); regia: Takahashi Natsuki; sceneggiatura: Takahashi Natsuki, Akiyama Mayu; montaggio: Kaneda Shochiki; fotografia: Itakura Yoko; interpreti e personaggi: Kubo Shiori (Aisuke); Hagiwara Riku (Yohei); Ono Rina (Kana); produzione: Murata Ryo; Hawajima Satoshi; prima uscita in Giappone: 2022; durata: 97.