Kubi (KITANO Takeshi, 2023)
Speciale Torino Film Festival 24 nov 2023 – 2 dic 2023
di Luca Orusa
A sette anni di distanza dal suo ultimo film, torna al cinema Kitano Takeshi con la sua ventesima opera da regista, uno Jidaigeki presentato al Festival di Cannes, che coniuga perfettamente due elementi propri del regista giapponese: la violenza e la comicità dissacrante. Kitano mette le cose in chiaro riguardo le sue intenzioni sin dal titolo del film, il cui ideogramma viene mozzato, per poi essere seguito da una collezione di corpi martoriati in un fiume.
Desiderando estendere il suo potere a tutto il Giappone, il signore della guerra Oda Nobunaga fu coinvolto in feroci battaglie con gli eserciti dei clan Mouri, Takeda e Uesugi, oltreché con le forze al servizio dei templi e dei santuari di Kyoto. Nel frattempo, il vassallo di Nobunaga, Murashige Araki, organizzò una ribellione e scomparve rapidamente. Nel frattempo il vassallo Hashiba, insieme a suo fratello Hidenaga e allo stratega militare Kuroda Kanbei, elaborò un piano per sottrarre il potere a Nobunaga e prendere lui stesso il controllo del Giappone (fonte Torino Film Festival).
Con questa opera Kitano prosegue il percorso di decostruzione del genere iniziato con Zatōichi, facendo letteralmente a pezzi a colpi di katana il concetto di Jidaigeki. In questo senso la violenza, di stampo assolutamente fumettoso e surreale e onnipresente all’interno del film, è del tutto funzionale al concetto di distruzione e massacro delle regole del genere, regole rappresentate dai personaggi stessi, che devono essere uccisi nella maniera più violenta possibile. Kitano prende tutti gli stilemi quali l’onore, il coraggio e la lealtà tipiche dei samurai e li ridicolizza. Due sono i principali schieramenti del film che si costituiscono tra gli innumerevoli personaggi. Da un lato il signore della guerra Nobunaga è un adolescente dai modi infantili capace di atti oltre il limite della crudeltà, che agisce per pura gelosia nei confronti dei propri amanti. In questo senso Kitano torna a mettere in scena l’omosessualità tra i samurai come già aveva realizzato Ōshima nel su Tabù – Gohatto. Dall’altro Hashiba, interpretato dal regista stesso, è un anziano impacciato che si diverte a mettere alla berlina tutte le persone che lo circondano. Non è un caso che Hashiba sia impersonato da Kitano stesso, che si trasforma metacinematograficamente in regista anche all’interno della narrazione, prendendosi gioco dei personaggi e demolendo il genere dal suo interno.
Il film, a trazione esclusivamente maschile, è una collezione di parassiti pronti ad abbandonare le proprie mogli in cerca di gloria, di codardi sempre favorevoli a farsi sostituire in battaglia da controfigure per evitare di andare incontro alla morte, di preti disposti a uccidere pur di ottenere la costruzione di una chiesa. Kitano costruisce la narrazione a partire da sequenze ironiche e mai epiche, neanche nelle grandi battaglie campali, massacrando ad uno a uno i vari personaggi e le tradizioni: neanche l’harakiri viene preso seriamente, con Hashiba che si lamenta delle lente tempistiche dell’esecuzione dell’atto.
Con Kubi Kitano torna al cinema con una commedia irresistibile, costruita su una lenta ma inesorabile trasformazione dello Jidaigeki in film demenziale, che conferma come il grande regista abbia ancora alcune frecce al suo arco e sia capace di innovare non curandosi delle regole che il genere cinematografico impone. Certamente nel caso in cui queste frecce dovesse tirarle Hashiba, farebbe eseguire l’atto a uno dei suoi sottoposti per poi prendersi gioco di lui.
Titolo originale: 首 (Kubi); regia: Kitano Takeshi; sceneggiatura: Kitano Takeshi; fotografia: Hamada Takeshi; montaggio: Kitano Takeshi, Ohta Yoshinori; musiche: Iwashiro Tarō; interpreti: Kitano Takeshi (Hideyoshi Toyotomi), Nishijima Hidetoshi (Mitsuhide Akechi), Kase Ryō (Nobunaga Oda), Nakamura Shidō (Naniwa Mosuke), Kimura Yuichi (Sorori Shinzaemon), Endō Kenichi (Murashige Araki), Katsumura Masanobu (Toshimitsu Saitō), Kiritani Kenta (Hanzō Hattori), Asano Tadanobu (Yoshitaka Kuroda), Ōmori Nao (Hidenaga Toyotomi); produzione: Kitano Takeshi, Kadokawa, Toho Company; prima mondiale: 23 maggio 2023; durata: 131’.